PINO DI BLASIO
Cronaca

Eravamo quattro amici al bar che potevano far fallire il Monte

Romolo Semplici, Associazione Pietraserena: "Parti civili per orgoglio civico, siamo diversi dai fondi esteri"

Eravamo quattro amici al bar che potevano far fallire il Monte

Eravamo quattro amici al bar che potevano far fallire il Monte

Romolo Semplici, tra i fondatori dell’Associazione Pietraserena e del Buongoverno, tra i portavoce dei piccoli azionisti del Monte che hanno visto bruciare i loro risparmi nei falò dei vari aumenti di capitale, il giorno dopo le assoluzioni sul caso derivati per Profumo e Viola, ammette di sentirsi un po’ stanco. "La nostra era un’azione civica, più che civile e penale. C’era l’intenzione di voler capire cause e colpevoli del disastro che aveva generato il collasso del Monte dei Paschi e della Fondazione Mps. Che da banca più solida d’Europa, diventò la Cenerentola".

Volevate risarcimenti, però.

"Era l’unico modo per essere dentro i processi. E’ stata un’azione coordinata tra noi e altre associazioni. Avendo legali dentro i processi, si potevano avere notizie più fresche. Non cercavamo risarcimenti economici, le nostre cifre erano irrisorie. Volevamo dare voce a Siena, che aveva visto la sua banca, la più antica del mondo, perdere tutto in pochi anni".

Non può negare la cesura tra le vostre richieste e quelle dei fondi, per diverse centinaia di milioni. Che puntavano al fallimento del Monte con un petitum arrivato a 10 miliardi.

"Erano due posizioni completamente diverse. Le associazioni senesi si sono sempre rifiutate di aderire a richieste di liquidazione e bancarotta della banca. C’è stato anche chi voleva trascinarci in queste cause risarcitorie puramente economiche. Anche tra noi c’è chi ci ha rimesso parecchi soldi, centinaia di migliaia di euro. Casi umani, di chi aveva figli disabili e voleva lasciar loro un’eredità investendo sul Monte. Ma c’era divergenza con le strategie dei fondi. Anche se nei processi le richieste potevano essere assimilabili".

Lei parla di una linea senese nei processi?

"Era quella portata avanti dai nostri legali, dagli avvocati Massimo Rossi e Paolo Falaschi".

Due anni fa, con le condanne in primo grado, il futuro del Monte era più che incerto.

"Soffrivamo anche nel vedere le reazioni e i commenti verso la nostra banca e contro Siena. Prima eravamo i padroni d’Italia, chiedevano al Monte di salvare banche dalla Sicilia al Piemonte. Di colpo siamo diventati lo zimbello, avevamo bisogno degli altri. E’ stata una mortificazione non solo economica, ma anche etica, morale".

E’ convinto che tutta Siena fosse con voi?

"Neanche per idea. Siena se n’è sempre fregata delle inchieste e dei processi. La città che si divide per il mercatino di Natale o per lo sport, si è disinteressata della banca. Quando creammo l’Associazione Buongoverno, pensavamo che molti dei 3mila dipendenti senesi e azionisti di Mps, si iscrivessero. Furono meno di 200 quelli che lo fecero".

Qual è il suo stato d’animo dopo le ultime assoluzioni?

"Mi sento deluso da una giustizia italiana che non comprendo. Con Profumo, Viola, persino con Mussari c’erano anche rapporti personali. Si metteva in discussione la gestione della banca, azioni da valutare anche sotto il profilo etico, da buon padre di famiglia. Neanche la politica cittadina ha voluto mai fare i conti sul serio sugli errori commessi in quegli anni da chi ha governato il Monte dei Paschi".

Non siete certamente i soli ad aver criticato quegli anni.

"Sì, ma c’è una parte dei giudici che non sembra convincente. Ci sono state sentenze in primo grado che hanno condannato a più di 7 anni Mussari e Vigni, a 6 anni Profumo e Viola, da 3 a 5 anni altri 12 imputati. E sentenze d’appello che hanno assolto tutti. Almeno si parlassero tra giudici. Anche per Profumo, Viola, Mussari e Vigni, costretti a vivere per 4 o 5 anni sotto la cappa di condanne pesanti. E poi alla fine si dice loro ’scusate, abbiamo scherzato".

Cosa farete adesso?

"Aspetteremo le motivazioni della sentenza. Vorremmo capire le ragioni delle assoluzioni. Penso ci siano stati dei punti non valutati con attenzione. Poi ci sono altri due procedimenti".

Non c’è solo quello sui crediti deteriorati?

"Sembra ci siano altri due filoni aperti. Ma dopo queste sentenze la fatica di chi ha condotto dure battaglie si fa sentire".