’Dio abita in Toscana’ per Socci: "Una terra piena di grazie e di geni"

L’ultimo libro del giornalista scrittore, edito da Rizzoli. "Qui il pensiero cristiano si è sposato con l’arte classica"

’Dio abita in Toscana’ per Socci: "Una terra piena di grazie e di geni"

’Dio abita in Toscana’ per Socci: "Una terra piena di grazie e di geni"

Un atto d’amore verso un territorio in cui ovunque si respira grazia e bellezza, tra città e campagna, chiese e colline, monumenti e alberi. Si intitola ‘Dio abita in Toscana: Viaggio nel cuore cristiano dell’identità occidentale’ il nuovo libro di Antonio Socci da poco uscito per Rizzoli. Un viaggio tra fede e arte, attraverso una regione che con le sue città, i suoi piccoli borghi e i suoi scorci mozzafiato esprime quasi con naturalezza una suggestione di ricerca interiore e al tempo stesso una testimonianza di spiritualità. Un prossimo volume sarà dedicato a Firenze, mentre in questo è Siena ad avere un ruolo centrale. Per il titolo l’autore si è rifatto al passaggio del Vangelo di Giovanni che dice ‘Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi’. Un concetto che racchiude il cuore del Cristianesimo.

Ma perché Dio avrebbe scelto proprio la Toscana? "Il punto è che secondo me – spiega l’autore – tra metà del Duecento e metà del Cinquecento, questa terra è stata riempita dalla Provvidenza di una quantità esagerata di grazie e carismi, di tanti geni che hanno impresso un segno speciale nella civiltà occidentale e anche nella storia della Chiesa. Una bellezza che continua a incantare. La Toscana ha svolto storicamente, sia a livello artistico che culturale, questo ruolo straordinario di sposare il pensiero cristiano con il pensiero greco e l’arte classica. È la sua unicità. E una civiltà parla attraverso le sue opere d’arte così come la sua struttura urbanistica, proprio come Siena. Una città che andrebbe letta come un’unica opera d’arte, nel suo insieme".

Fuori dalle mura cittadine il viaggio prosegue nel territorio, che ha una sua straordinaria potenza evocativa. "La campagna toscana – afferma Socci – è un’opera d’arte collettiva, creata dalle generazioni che si sono succedute. Lo stesso popolo che ha partorito grandi artisti. Come avviene a Montalcino dove ci sono il Museo del vino e il Museo di arte sacra, come a unire storia, territorio, lavoro, fatica, arte, culto religioso. Perché tutto viene dallo stesso popolo e dalla stessa terra".

All’inizio del libro c’è un monito, sembra che l’autore voglia mettere in guardia dal rischio che un eccesso di turistificazione possa avvilire tutto questo, trasformandolo in un souvenir da bancarella. "Il turismo – afferma Socci – è una cosa fantastica, se riusciamo a viverlo come una comunicazione di cultura, di arte, di vita. I flussi che vediamo oggi finalizzati al selfie davanti alla Torre del Mangia non dicono niente, ma ci pongono la domanda su come noi stessi abitiamo questa terra, con quale tipo di consapevolezza e come vogliamo comunicarla".

Riccardo Bruni