LAURA VALDESI
Cronaca

Delitto di Largo Sassetta, l’inquilina della vittima: "Mi accusò di aver preso i soldi che mancavano”

Sarebbero spariti 23mila euro, non si è mai saputo chi li ha presi. Il fratello dell’operaio che ha dato l’allarme: "Agli investigatori aveva confessato i sospetti su zio e nipote per quanto accaduto"

La polizia davanti al palazzo di Largo Sassetta la sera del 27 settembre 2022

La polizia davanti al palazzo di Largo Sassetta la sera del 27 settembre 2022

Siena, 3 ottobre 2023 – “Andai via dall’appartamento di Largo Sassetta nell’agosto 2022. Anna Maria mi aveva accusato di aver preso dei soldi che mancavano. Disse che erano spariti denaro, gioielli e anche biancheria di casa", racconta la donna originaria dell’Uzbekistan. Una delle persone che avevano alloggiato temporaneamente nella casa della pensionata di 81 anni, Anna Maria Burrini, trovata strangolata un anno fa nella sua abitazione di Largo Sassetta con un laccio. Teneva in casa un bel gruzzolo, l’anziana. Dal quale, a dire di quest’ultima, sarebbero spariti appunto oltre ventimila euro, unitamente a preziosi e anche oggetti del corredo, federe ad esempio. Mai ritrovati. Così come non è stato chiarito chi fosse l’eventuale responsabile del furto. Inizia alle 13.25 e prosegue per circa 45 minuti la deposizione della donna, ora residente nel comune di Montepulciano. L’ultima dei 12 testimoni (uno mancava e sarà accompagnato coattivamente la prossima udienza) ascoltati ieri dalla Corte di Assise presieduta da Roberto Carrelli Palombi.

Conosceva l’imputata, racconta ancora la donna indicando la 25enne con i capelli raccolti in una coda che nelle oltre quattro ore di udienza ascolta senza mai distrarsi. Come pure lo zio, 39 anni, imputato con la giovane per la rapina sfociata in omicidio, sostiene la procura. "Era una collega, anche lei faceva le pulizie. Più che altro sua madre lavorava con noi", prosegue l’uzbeka rispondendo alle domande del pm Sara Faina. "I rapporti con Anna Maria? Era normalissima, cercava compagnia ma io volevo riposare. Ognuno stava in camera sua", aggiunge. Ribadendo poi di essersene andata quando le disse che erano spariti appunto i soldi.

Un puzzle di racconti, quello emerso ieri in aula, da cui appare evidente il legame, anche di sola conoscenza, che c’era fra gli indagati. Non solo quelli imputati dell’omicidio ma altri indagati in un procedimento connesso. E’ il caso dell’operaio che aveva una stanza in affitto al nero dalla pensionata e che dette l’allarme quel 27 settembre. "La signora si fidava di lui. Sì, aveva visto i suoi gioielli , quando si preparava li indossava. Una buona parte degli ori gliel’ha anche mostrata", racconta il fratello dell’operaio indagato. Confermato che quest’ultimo pagava 350-400 euro in contanti alla pensionata e si trovava lì da circa 5 mesi rispetto a quando morì, riferisce la preoccupazione del fratello vedendo i piatti lasciati nel lavello, poi non rispondeva al cellulare. "E dalla terrazza, guardando verso la finestra della camera, notò disordine", aggiunge. Ribadendo quanto già detto alla polizia, sempre dal fratello. Ossia che agli investigatori aveva confessato i suoi sospetti su zio (era stato lui, sostiene tra l’altro, a presentare l’operaio alla Burrini) e nipote ucraini. Quest’ultima, emerge, compagna di un uomo con cui erano amici sin da bambini, andando anche in vacanza insieme. "Da ragazzino aveva compiuto dei furti, mio fratello – annuisce rispondendo all’avvocato di parte civile che rappresenta la sorella della vittima –; sì, siamo di origini sinti". Quell’estate l’operaio, che pure guadagnava bene, "si era rifatto il guardaroba, comprò un monopattino e fece delle spese dentistiche".

“Le ha mai detto che la signora Burrini voleva nominarlo erede per testamento", chiede l’avvocato Francesco Ravenni, difensore della 25enne ucraina, ad una testimone. Molto amica dell’operaio che dette l’allarme. "No, no, mai detto", nega. "Da quando la signora è morta non parlo più con lui", premette. Emerge che era stata due volte a casa della pensionata per fare le pulizie e in un’occasione l’aveva accompagnata al mercato. "Una volta si arrabbiò perché restai a dormire lì con un’amica, non voleva persone in casa", dice. Anche davanti a lei e all’operaio indagato aveva raccontato dei soldi spariti ma non voleva fare denuncia perché affittava le camere senza contratto. La testimone riconosce la 25enne ucraina e suo zio essendo stata tral’altro a casa del compagno della giovane con l’operaio.

“Le avevo ripetuto tante volte di non tenere denaro in casa. Così dopo il furto subito ad agosto mi disse che ero stato ’strego’, in senso buono del termine", racconta un ex dirigente sindacale che non sapeva, dice alla Corte, come Anna Maria Burrini gestisse la proprietà a Siena perché ci pensava direttamente la pensionata. Che era stata vista dal kebabbaro di via Simone Martini, qualche giorno prima del delitto, scendere le scale che partono dal ponte insieme ad un uomo e una donna, racconta al giudice il pakistano. A cui l’operaio che poi dette l’allarme chiese se aveva visto la pensionata, la stava cercando. "Nel tardo pomeriggio sentii passi veloci che mi sembrarono anomali. Non poteva essere la Burrini che camminava con difficoltà", aggiunge un dettaglio il vicino che abitava proprio nell’appartamento sotto quello della pensionata.