REDAZIONE SIENA

‘Costruire il Regime’, il fascismo a Siena

Gabriele Maccianti racconta il periodo dal 1925 al 1943, concentrandosi sulle opere e le azioni. La serie continuerà con lo scenario politico

‘Costruire il regime. Fascimo e tradizione a Siena 1925 - 1943’: diciotto anni di vita senese raccontati da Gabriele Maccianti, . Maccianti descrive, Edizioni Accademia degli IntronatiIl Leccio, introduzione di Roberto Barzanti, con lo stile dello storico in modo obiettivo e trasparente un periodo complesso.

Saggio o romanzo storico?

"Un saggio che - dice Gabriele Maccianti direttore della sezione di storia dell’Accademia - cerca di fare chiarezza, approfondire alcune politiche realizzate dal regime nel territorio: cultura, infrastrutture, turismo, tecniche di ‘irradiamento’; un capitolo è dedicato alle Case del Fascio. Delle vicende politiche me ne occuperò in un altro testo".

Il periodo dal 1925 al 1943: perché iniziare il racconto tre anni dopo la Marcia su Roma?

"Dal 1925 il regime iniziò veramente a elaborare i progetti".

I senesi più interessanti?

"Fabio Bargagli Petrucci aveva elaborato il suo modello di città già prima della Grande Guerra, che mise in atto quando fu potestà dal 1926 al 1936: pensava ad una grande Pinacoteca trasferita da via della Sapienza a via San Pietro nel 1932; anticipava un grande Museo, già nel 1905, al Santa Maria Scala. Potrei ricordare l’ingegnere Armando Sabatini, che progettò la Casa del Fascio di Asciano".

Il fascismo come conciliò l’anima indipendente ereditata dalla Repubblica Senese?

"Consapevole del legame tra popolazioni e tradizioni locali, adottò una politica più morbida anche, come dimostra l’atteggiamento nei confronti del Palio, per aumentare il consenso".

Con quali classi il feeling fu maggiore?

"Molti fondatori del Fascio di Siena erano ex ‘interventisti democratici’ e buona parte della classe dirigente si avvicinò con scopi antisocialisti e anticomunisti. Quando l’alleanza divenne organica, la componente più movimentista fu messa fuori gioco. Nel tempo, anche a Siena si avvicinarono al regime ampi strati di popolazione".

Le grandi opere nel territorio?

"A Siena la stazione ferroviaria, l’ospedale sanatoriale. Nella provincia, la rete idrica e gli edifici scolastici, un’ottantina, alcuni dei qual di notevole qualità. L’innalzamento delle infrastrutture, parallelamente alle altre politiche, era finalizzato al miglioramento della ’razza italiana’".

Il bilancio?

"Complesso: si fa fatica ad accettare la coesistenza, ad esempio, del confino di polizia per gli oppositori con grandi progetti. Articolato: il regime si era posto obiettivi grandiosi, solo in parte raggiunti brutalmente. Scomodo: si dovrebbe ormai parlare con una certa serenità di una vicenda conclusa nel 1945".

Antonella Leoncini