
Il Tribunale di Siena ha accolto il ricorso di Flai Cgil e Fai Cisl contro Sclavi, condannando l’azienda per condotta antisindacale. Il giudice del lavoro ha infatti accertato il mancato riconoscimento delle rappresentanze aziendali dei lavoratori, ordinando la cessazione del comportamento illegittimo e disponendo l’immediata pubblicazione sul sito aziendale e l’affissione sulle bacheche aziendali del decreto del Tribunale di Siena. Il tutto, condannando le società convenute al pagamento delle spese processuali per circa 3mila euro.
Le tensioni con i sindacati risalgono al dicembre 2020, quando Scavi decise il trasferimento di un ramo d’azienda, licenziando in modo individuale 12 lavoratori. Roberto Giubbolini della Flai Cgil e Gabriele Coppi della Fai Cisl, avevano manifestato perplessità rispetto alle "dubbie procedure" seguite per i licenziamenti e alla gestione del riassetto societario dello storico marchio cittadino. Per questo avevano deciso di adire alle vie legali. "I rapporti con i sindacati, già in crisi per gli opinabili licenziamenti che abbiamo subito impugnato – spiegano i sindacalisti – sono precipitati ulteriormente appena abbiamo saputo dai lavoratori degli accordi individuali e del processo di riorganizzazione e riassetto societario. Nonostante ci siano obblighi chiari tra cedente e cessionario coinvolti nell’operazione per unità produttive che occupano più di 15 dipendenti – tuonano i sindacati – la Sclavi Srl non dava alcuna comunicazione né ai sindacati di categoria né alle rappresentanze aziendali dei lavoratori". Di qui la condanna per condotta antisindacale: "La sentenza riporta una condotta non corretta sulla strada del rispetto delle regole, dando dignità ai lavoratori e al ruolo delle organizzazioni sindacali – dicono Giubbolini e Coppi –. Ora resta da affrontare, sempre davanti al giudice del lavoro, la questione dei licenziamenti. L’auspicio è che questa sentenza aiuti al reintegro dei 12 addetti. Oggi vengono ripristinate le corrette relazioni sindacali. Tutti vogliamo che Sclavi progredisca e vada avanti, ma sono stati fatti errori che vanno pagati".
Cristina Belvedere