
Chirurgia maxillo-facciale. Oltre 4mila pazienti in dieci anni
In tutta la Toscana sono solo tre le Unità operative di Chirurgia Maxillo-Facciale; quella dell’Azienda ospedaliero universitaria Senese copre l’intera area Sud Est, e quasi un paziente su tre arriva da fuori regione. L’équipe diretta dal professor Paolo Gennaro è composta dal professor Guido Gabriele e dai dottori Flavia Cascino, Olindo Massarelli e Vittoria Fantozzi, oltre allo staff infermieristico e di sala operatoria altamente specializzato, e ha operato oltre 4mila pazienti in meno di dieci anni.
Professor Gennaro, la chirurgia maxillo facciale è una specialità relativamente moderna, ci aiuta a capire di cosa si occupa?
"La Chirurgia maxillo-facciale è una specialità moderna che si occupa di traumi, tumori e malformazioni del volto, sia dello scheletro che dei tessuti. Il distretto cranio-facciale ha caratteristiche peculiari legate all’estetica, alla comunicazione e a numerose funzioni vitali. Ci occupiamo anche di malattie rare come le anomalie vascolari lavorando in team con i neuroradiologi interventisti. Per la sua complessità, collaboriamo spesso con neurochirurghi, neuroradiologi, oculisti e odontoiatri per una gestione ottimale delle patologie. Il trattamento delle fratture o malformazioni dello scheletro facciale richiede incisioni invisibili, ma sicure per muoversi tra le strutture vitali del distretto cranio-facciale, come vie aeree, digestive e organi di senso. Questo è cruciale soprattutto nei tumori avanzati del cavo orale o del massiccio facciale, dove ampie resezioni possono compromettere le unità estetiche e funzionali del volto".
Come si possono ricostruire le demolizioni del volto?
"Possiamo ricostruire qualsiasi deficit facciale con interventi di microchirurgia, effettuando autotrapianti. Ad esempio, un’emimandibola può essere ricostruita prelevando un segmento di perone dalla gamba, modellato per formare una neo mandibola e reimpiantato nel volto con connessioni di arteria e vena eseguite al microscopio. Questi interventi, che possono durare fino a 10 ore, beneficiano di un lavoro di squadra coordinato. Chi si occupa della demolizione sa già che qualcuno sta preparando un lembo microchirurgico per la ricostruzione. Dietro tutto questo c’è un lavoro di squadra che coinvolge molte figure professionali, dai gruppi oncologici multidisciplinari (GOM) per l’inquadramento del paziente oncologico, agli anestesisti, infermieri e tutto il personale di sala operatoria e reparto. Il nostro lavoro richiede un miglioramento costante per offrire trattamenti all’avanguardia".
Come si programmano interventi di questo tipo?
"Oggi possiamo contare su metodiche computerizzate con tecnologia CAD/CAM che ci permettono, partendo dalla TC del paziente, di programmare al millimetro ogni step del riallineamento dei segmenti ossei. Si arriva quindi in sala operatoria con dispositivi medicali custom made, cioè costruiti appositamente per quel paziente. Tali metodiche praticamente non consentono margine di errore, riducono tempi di ospedalizzazione, di esecuzione della procedura e complicanze".
Che tipo di collaborazione c’è con l’Area vasta?
"Siamo punto di riferimento per tutta l’area vasta e, grazie al servizio di teleconsulto, dell’Aou Senese, i chirurghi possono rispondere alle richieste di consulenza di tutti i presidi ospedalieri dell’area Sud Est, visionando le immagini TC e interfacciandosi con i colleghi per centralizzare le urgenze o indirizzare i pazienti ai controlli ambulatoriali".