
Cgil, i bilanci di Seggiani: "Biotecnopolo, troppi silenzi del centrodestra. I timori su Whirlpool"
Meglio partire dalla fine, è naturale quando si volta pagina. Fabio Seggiani, segretario generale della Cgil di Siena, lascerà la guida della Camera del Lavoro il 4 marzo. E’ stato chiamato alla segreteria regionale, si occuperà di politiche abitative e prossimamente avrà un ruolo apicale. Eletto la prima volta il 28 marzo 2019, operaio amiatino, figlio e nipote di minatori, Seggiani è stato riconfermato segretario il 23 dicembre 2022. "Sono stati cinque anni molto complicati - confessa alla fine dell’intervista - tra Covid e aziende chiuse per mesi, il capoluogo governato dal centrodestra dopo 70 anni, settori in crisi cronica, inflazione alle stelle, guerre. Ho lavorato per aprire la Camera del Lavoro, ho cercato collaborazioni con categorie e sindacati. Ho sempre pensato di offrire proposte piuttosto che scontri. Lascio una Cgil sana, che conserva il primato nazionale di iscritti in base alla popolazione, uno su 5".
Quando avverrà l’addio?
"Il 4 marzo è in calendario l’assemblea provinciale della Cgil, con 90 membri. Lì formalizzerò le dimissioni, l’assemblea voterà la proposta di segreteria che arriverà dai tavoli regionali".
Quali sono i numeri della Cgil?
"In un anno abbiamo registrato 1.050 iscritti in più. Siamo a oltre 51mila tessere, 24mila del sindacato pensionati e 27mila di lavoratori attivi. Abbiamo conservato 44 sedi in provincia, una Cgil in salute anche nei conti".
Non la spaventa l’allarme di Rappuoli sul Biotecnopolo, argomento che è stato un suo cavallo di battaglia?
"Certo che mi spaventa. Le nubi si stanno diradando ma nel senso negativo del termine. Non so se questo Governo vuole il centro antipandemico, ho forti dubbi che lo voglia a Siena, come impone la legge. L’idea di un centro nazionale antipandemie è vincente a livello nazionale, la Gran Bretagna ha impiegato 6 mesi per farlo. Noi avevamo registrato uno scatto, che ha premiato un territorio che si merita il riconoscimento di capitale dei vaccini per la sua storia. Perderlo ora, dopo 18 mesi di chiacchiere, farebbe male al Paese e ancora di più a questa provincia".
Cosa non le va giù?
"Il silenzio della destra, del Governo e dei parlamentari locali".
Non sembra abbiano molta voce in capitolo..
"Ma si sono spesi molto in campagna elettorale. Non penso solo al sindaco Nicoletta Fabio, ma anche all’onorevole Michelotti. Il suo silenzio mi preoccupa. Dopo aver cambiato presidente e consiglieri, otto mesi per cambiare lo statuto mi sembrano troppi".
Come andrà a finire?
"Spero che vada come previsto dalla legge. Che il Governo si renda conto dell’importanza del centro antipandemico e riconosca Siena territorio più idoneo per ospitarlo. Ribadisco che se avessimo lavorato per un distretto industriale delle scienze della vita, avremmo avuto più forza".
Passiamo alla vertenza Whirlpool. Non sarebbe meglio aspettare i piani di Arçelik, prima di preoccuparsi dei tagli?
"A me preoccupa la partita globale sugli elettrodomestici, che stanno vivendo la stessa crisi dell’automotive. Solo che l’auto può superare la crisi con l’elettrico o i biocarburanti, mentre il settore del bianco non ha questa via di fuga. I grandi gruppi si stanno riposizionando, il tavolo a Roma è sull’elettrodomestico, è aperto ma non discute di nulla. Non temo esuberi o tagli, temo la chiusura di Siena. Il polo dovrà dimostrare di apportare valore aggiunto alle produzioni".
Non è procurato allarme?
"Se aspettiamo i piani di Arçelik senza fare nulla è peggio. A Siena Whirlpool non è neanche proprietaria dello stabilimento. Sindacati e istituzioni locali dovranno convincere la newco a restare a Siena".
Ci sono settori che vanno alla grande in provincia?
"L’economia senese ha luci e ombre. L’industria farmaceutica va alla grande, da sempre è il futuro di questo territorio. Sul fronte del credito, ciò che è accaduto al Monte dei Paschi avrà un impatto negli anni futuri, sia come lavoro che come reddito procapite. Vedo nel farmaceutico il settore in grado di attirare o far restare i giovani nel Senese".
E’ il suo cruccio maggiore?
"Non solo il mio, penso di tutti. L’Università sta perdendo iscritti, molti giovani senesi vogliono andarsene. La provincia sta invecchiando inesorabilmente, non solo per l’anagrafe. Per trattenere i giovani serve un futuro di qualità. L’industria delle Scienze della vita, come la meccanica di precisione o il camper, hanno le caratteristiche per questo".
La sua bussola sono i distretti?
"Al nord della provincia abbiamo il camper, sull’Amiata abbiamo la pelletteria. E’ un processo industriale da studiare, quello amiatino. In tre anni siamo passati dagli artigiani che lavoravano nei garage, ad aziende e decine di lavoratori in camice bianco, in un’area marginale, senza infrastrutture né viarie né digitali. Per questo la crisi della pelletteria sull’Amiata è molto più blanda. E gli investimenti di Prada, Gucci e altri non si fermano. Conta la sapienza artigiana e la forza del lavoro femminile".