Siena, 10 febbraio 2019 - Eccolo qui il nuovo padrone di Siena, l’imprenditore e ingegnere kazako che, grazie ai soldi del petrolio russo, avrebbe messo le mani sulla città in declino, ancora percossa e attonita per la crisi del Monte dei Paschi. Igor Bidilo è seduto in uno dei locali in Piazza del Campo, di proprietà di Sielna spa, società della quale detiene l’80 per cento. Con Sielna ha comprato una decina di bar, ristoranti e negozi nel cuore di Siena, oltre a ristoranti a Milano. Ha tentato di comprare Pernigotti e ha un accordo con Nannini per il rilancio dei dolci senesi e del caffè. Bidilo sta mangiando con i soci, Cataldo Staffieri e Constantin Maxim. «Mi fotografi pure – dice rivolto al cronista –, così capirà che esisto e che non sono quello ritratto nelle foto sui giornali». Finora non si è saputo molto di lei, questa è la sua prima intervista.
Quanto c’è di vero nelle notizie circolate sul suo conto? «Ho letto tante cose, molte stupidaggini. Sono un uomo d’affari che fa trading col petrolio e che guadagna tanto perché ha brevettato un sistema che connette il settore del petrolio con l’acciaio. Un metodo che utilizza una sostanza di risulta dalla raffinazione del petrolio, utilizzata come combustibile negli altoforni, che consente un risparmio del 30% dell’energia. Grazie al brevetto incasso commesse e royalties per 40 milioni di dollari l’anno». Partiamo dall’inizio... «Sono kazako, ho passaporto cipriota. Il mio gruppo si chiama Atek, sono in società con mio fratello Evugeni. Abbiamo Kpmg come advisor, da 15 anni».
I primi affari in Estonia? «No, abbiamo avuto contratti in più parti del mondo. C’è un ramo immobiliare che fa capo a Kesko 000, società con base a Mosca, con mio fratello direttore generale. Si occupa di real estate e finanza».
Con Kesko ha coordinato l’investimento immobiliare a Vienna? «Parla del progetto delle ville? L’ho fatto soprattutto per i miei figli. Ho 4 maschi e una femmina, la più grande 32 anni. Il più piccolo invece ha solo due mesi». Sono veri i contratti miliardari con Bashneft, Rosneft, Baschiria e la ragnatela di repubbliche e grandi compagnie russe? «Quando si parla di contratti di miliardi di dollari lei deve calcolare che il profitto di chi fa trading è di un dollaro per ogni tonnellata di petrolio. Quindi divida quei contratti da 5 miliardi per 15 o 25 e avrà il volume di affari. Ho cominciato nel 1990, non sono un novellino. La svolta c’è stata col brevetto che ha reso più efficiente il petrolio per le acciaierie».
Ha contratti con Bashneft e Rosneft? «Con Bashneft sì, e con altri gruppi dell’energia. Con Rosneft no, è un colosso aggressivo». Lei è un uomo da un miliardo di dollari? «Sono vicino al miliardo di dollari come volume d’affari. E sono affari con società trasparenti, alla luce delle sole, non scatole cinesi o paradisi fiscali. Assumo i rischi in prima persona, pago ciò che compro coi miei soldi, passando anche per le banche italiane».
Perché uno che ha interessi nel petrolio e nell’acciaio sceglie Siena come sede per i suoi affari? «Perché questo è un paradiso, uno dei pochi rimasti intatti al mondo. Dipendesse da me non mi muoverei mai dalla mia villa a Santa Colomba (Monteriggioni, ndr)».
È qui solo perché la campagna senese è bella? «La verità è più semplice, anche se meno intrigante di un mistero. Per gli investimenti su Siena, ristoranti, locali, marchio Nannini, mi affido ai progetti di questi due (indica Staffieri e Constantin, ndr). Abbiamo rilevato ristoranti a Milano, uno l’abbiamo riaperto ora».
E’ convinto che si possa guadagnare con i dolci senesi? «Vedremo. Ho avuto un incontro con i vertici del Monte. Sono diventato un cliente della banca di Siena, non solo un investitore su dolci e caffè».