Palio del 2 luglio 1983, corso il giorno successivo: l’eroe della carriera è lui, re Benito, il cavallo che grazie a questa folgorante vittoria entra di diritto nella leggenda. E’ il primo vero Palio per il ’nero diamante’: aveva corso per la Pantera l’anno prima ma praticamente, con Aceto, non era nemmeno partito. Ed eccolo a questo Palio che sarà ricordato per un arrivo al fulmicotone: Benito va in sorte al Leocorno e Bastiano onora subito il potenziale di questo futuro eroe. Parte benissimo assieme all’Onda con Borela V e Nuvola e soprattutto Il Pesse nel Bruco con Ascaro de Torralba. Ma la potenza di Benito appare già dopo il primo San Martino.
Bastiano ha un solo problema: l’inesperienza del cavallo tende a stringere un po’ troppo. Riesce a evitare la caduta al secondo San Martino ma il successivo Casato sarà fatale. Benito è scosso e ne approfitta il Bruco per passare in testa. Sarà una lotta fino all’ultimo metro e il grande eroe nero mostrerà tutta la sua forza ma anche il coraggio e l’attitudine alla piazza. Vincerà negli ultimi metri, nonostante che il Pesse alzi il nerbo in segno di vittoria. Benito è proclamato eroe indiscusso e lo resterà per tutto il decennio ’80, portando a casa cinque successi, correndo poi fino al 3 luglio 1992, sfiorando altre vittorie.
Rivincerà scosso, mostrando la sua prorompente personalità, anche il 16 agosto 1989 nel Drago, questa volta avendo la meglio sull’astro nascente di Pytheos. Un cavallo leggendario, accudito con grande amore dalla famiglia Mainò e da altri proprietari, sempre all’onore della cronaca, compresa una misteriosa aggressione consumata alla vigilia di un’altra vittoria. Saprà fare felice, oltre al Leocorno e al Drago che abbiamo già ricordato, anche l’Onda nel 1985 con Cianchino, la Pantera nel 1987 ancora con Salvatore Ladu e poi il Nicchio l’anno successivo con Massimino. Ma in questo primo successo c’è tutta la volontà della dirigenza del Leocorno, non paga di essersi ’scuffiata’ tre anni prima con Aceto, con il Capitano Graziano Bari, i tenenti Paolo Grasso e Alfredo Mandarini, il barberesco Luciano ’Yanez’ Chiti. Con il coordinamento contradaiolo affidato all’onorando Gian Mario Carpi. Sarà ricordato anche come il Palio rimandato al giorno successivo e corso alla piena luce del sole in un primo pomeriggio, delle quattordici mosse, della partenza bruciante della Chiocciola, della delusione di Aceto nell’Aquila con Balente, di tante polemiche che poi si spengono nella notte davanti alla forza suprema di un nome destinato alla storia. Benito mostra di essere il soggetto ideale per far felici i contradaioli: correrà ben 15 carriere, mostrando una particolare affezione per i colori del Leocorno. Andrà infatti quattro volte in Pantaneto. Due volte correrà nel Drago, nell’Oca e nella Pantera. Un maestro della piazza. Non tutti i giorni nascono eroi e Benito oggi, nel Paradiso dei cavalli, è guardato con ammirazione dai suoi colleghi.
Massimo Biliorsi