Siena, 18 aprile 2024 – Le intercettazioni telefoniche avrebbero giocato un ruolo basilare nell’inchiesta "Leonida" condotta dalla guardia di finanza di Reggio Emilia e arrivata nel cuore della Toscana, fino a Siena. Preziose per ricostruire gli escamotage che sarebbero stati usati per far sì che le commesse venissero affidate ad ’Esa’ (Ecologia soluzione ambiente) del manager Enrico Benedetti, imprenditore di Bibbiano. Ma anche per capire quale fosse l’eventuale contropartita ricevuta da pubblici ufficiali e persone incaricate di pubblico servizio finite nell’inchiesta con numerosi indagati. Dove cene di lusso, festini con escort e soggiorni in ville risulterebbero, stando ai riscontri degli investigatori, il prezzo della presunta corruzione per far ottenere appunto ad ’Esa’ varie commesse.
Un’inchiesta che ha portato le fiamme gialle di Reggio Emilia in varie parti d’Italia. Anche a Siena dove sono indagati due manager di Sei Toscana, Giuseppe Tabani e Gianluca Paglia, uno dei quali si è affidato per la difesa all’avvocato Enrico De Martino. A confermare gli ’avvisi’ è stata ieri anche la Società, con sede legale in via Fontebranda a Siena, che gestisce il servizio integrato dei rifiuti urbani nel bacino dell’Ato Toscana Sud, che comprende le province di Arezzo, Grosseto e appunto Siena, unitamente a sei comuni della provincia di Livorno. "La vicenda non interferisce sull’ordinarietà delle attività dell’azienda e, quindi, sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini", scrive la società in una nota dove si legge che "in data 16 aprile Sei Toscana ha ricevuto in sede gli operatori della guardia di finanza per attività connesse alle indagini condotte dal comando provinciale di Reggio Emilia che hanno portato all’emissione di un avviso di garanzia nei confronti di due manager dell’azienda. La società e le persone coinvolte, nella convinzione di avere sempre agito nel rispetto delle leggi, si sono immediatamente messe a disposizione degli organi investigativi e attendono con serenità la conclusione delle indagini, riponendo la massima fiducia nella magistratura".
Le perquisizioni hanno riguardato appunto la sede di lavoro dei due manager di Sei ma, come sempre, anche abitazioni ed immobili nella loro disponibilità. Visto il castello accusatorio generale delineato da procura e fiamme gialle in una conferenza stampa martedì a Reggio Emilia, si cercano riscontri utili per capire la sussistenza di eventuali rapporti fra l’imprenditore di ’Esa’ – che è ai domiciliari e sarà interrogato oggi in tribunale – e i due manager di Sei Toscana e, se confermati, il delinearsi di possibili reati. A tale scopo verranno analizzati in primis mail e cellulari, supporti informatici. Sarebbero escluse al momento ipotesi di corruzione a loro carico.
Gli investigatori hanno rivelato tra l’altro che il sistema messo a punto permetteva all’imprenditore Benedetti di accaparrarsi in modo quasi esclusivo e diretto delle commesse pubbliche che, nella maggioranza dei casi, sarebbero dovute passare da una gara. Uno dei ’trucchi’ per superare le norme anticorruzione e appunto la gara "era di splittare commesse ed ordinativi. La frammentazione consentiva di raggiungere un costo inferiore alla normativa europea con grave danno dei competitor. Un’altra era sovrastimare alcuni contratti con danno per la spesa pubblica".