ORLANDO PACCHIANI
Cronaca

Alarico Rossi, italiano d’Albania. Domani la sfida con gli Azzurri: "Avremo entusiasmo e tanti tifosi"

Ritratto del responsabile dello scouting delle Nazionali di calcio del Paese delle Aquile: dalle giovanili dell’Asta alla Grevigiana, dai Piccoli Delfini al Livorno. E poi tanto studio nel nome della tecnologia.

Alarico Rossi, italiano d’Albania. Domani la sfida con gli Azzurri: "Avremo entusiasmo e tanti tifosi"

Il 21 novembre 2007, era un mercoledì, c’era un solo italiano al seguito della Nazionale Under 21 impegnata in un fazzoletto di terra nel Mare del Nord, le Isole Far Oer. Era Alarico Rossi, 21enne, già abbastanza malato di calcio da trascorrere qualche giorno in quello sperduto arcipelago, trascinato certo dall’amicizia per l’azzurrino Marzoratti ma anche da qualcos’altro. Da quella passione, trasmessa insieme al dna dal babbo Alessandro, che lo ha poi condotto a essere uno dei protagonisti della scelta calcistica albanese. Della Nazionale che domani segnerà il battesimo dell’Italia agli Europei di calcio, sotto la guida in panchina del tecnico brasiliano Sylvinho.

"Un grande risultato, ma non un punto di arrivo perché l’obiettivo è migliorarsi sempre", ha detto di recente in un’intervista Rossi, ora impossibilitato a parlare per le rigide norme Uefa in occasione delle competizioni ufficiali. La sua storia ormai è nota: un passato da allenatore nelle giovanili e ovviamente nei Piccoli Delfini della sua Onda, i primi approcci come osservatore, la scoperta della tecnologia e il lavoro da match analyst alle giovavili del Pisa, a Livorno, a Terni, quindi in Albania al seguito di Panucci.

E qui la svolta: "Quando sono arrivato – ha ripetuto più volte – e ho iniziato a filmare gli allenamento, mi guardavano come un marziano. Ma stavo semplicemente portando un nuovo modo di lavorare che ci avrebbe consentito di migliorare". I video e le statistiche applicati allo studio dei propri giocatori come degli avversari, come metodo di supporto per gli allenatore. Del resto, chi aveva frequentato la sua casa senese, aveva già colto la particolarità: una stanza da lavoro occupata da una mega televisione, pile di dvd, parabola sul tetto per vedere le partite dei campionati di tutto il mondo. E ore passate a studiare giocatori.

"A un certo punto ho capito che se volevo avere un futuro nel calcio dovevo usare la tecnologia", ha detto all’indomani della qualificazione agli Europei con quell’Albania che non solo ha riconosciuto l’importanza del suo lavoro, ma lo ha messo a capo del progetto innovativo legato allo scouting che ha rivoluzionato l’approccio della federazione e in definitiva di tutto il movimento calcistico del Paese.

Un Paese che sconta un deficit demografico difficilmente eguagliabile: meno di tre milioni di abitanti in Albania, il triplo sparsi in tutto il mondo, cosa che rende un’impresa monitorare i potenziali nazionali (il database comprende ottocento giocatori in decine di campionati). Ma che da domani potrebbe rappresentare un vantaggio: "In Germania ci stanno aspettando in tantissimi, un’ulteriore carica per il nostro entusiasmo", ha osservato tempo fa, equazione che certo vale anche per gli italiani, ma che rappresenta un motivo di orgoglio particolare per una Nazionale non abituata a confrontarsi a questi livelli.

Da tempo è ormai immerso nella preparazione della sfida con l’Italia e delle altre partite, per un appuntamento che non è riduttivo definire storico per l’Albania. Ne è passato di tempo da quando, come ha ricordato di recente "Fabio Consigli mi mandà a visionare l’Olimpic Montelupo" per conto della Grevigiana. O da quando allenava gli Esordienti dell’Asta Taverne, chiamato da Claudio Casini. Nel mezzo ci sono i corsi a Coverciano, il master a Liverpool, l’esperienza in Italia prima del salto in Albania con Panucci, la conferma con Reja, quindi quella con Sylvihno. E in genere, quando cambiano i punti di riferimento, mantenere la posizione è sinonimo di qualità e solidità.

Nel mezzo ci sono anche scelte di vita importanti, come quando l’arrivo di Sylvinho ha comportato il trasferimento in Albania in pianta stabile, e non più solo in occasione dei raduni e delle partite. Appena può torna dalla famiglia, da Caterima, Giorgia e Ginevra che sono le sue prime tifose. Ed erano con lui, maglietta rossa della Nazionale albanese d’ordinanza, in quella notte magica in cui a Tirana si festeggiò il sogno europeo dell’Albania.