Laura Valdesi
Siena

Come si diventa fantini, ciak al Ceppo. “Il Palio raccontato dietro le quinte”

Il regista Maurizio Sciarra sarà domenica alle previsite. “Il nostro lavoro andrà su Rai Documentari”

Il regista Maurizio Sciarra

Il regista Maurizio Sciarra

Siena, 21  giugno 2025 – Raccontare la storia delle persone è il filo conduttore del suo lavoro. Una sensibilità innata nel cogliere retroscena. Sfumature. Sentimenti ed emozioni. Sia che il documentario parli dell’amore controcorrente fra Fausto Coppi e la Dama bianca, che tratteggi Piersanti Mattarella o la vicenda emblematica del Transatlantico Rex. Che narri l’artista Pino Pascali, il grande medico Franco Basaglia. Più di recente il primo Maciste della storia del cinema italiano Bartolomeo Pagano, panni vestiti del docu-film dal campione olimpico Giuseppe Abbagnale. «Perché il ritorno al Palio dopo il mio lavoro ’La Mossa’ del 1991? Se parliamo di persone la Festa senese è ricca di figure interessanti. Il racconto più diffuso è quello sulle regole, dalla partenza dei cavalli ai patti, per esempio. Temi declinati in tante salse. Per questo ho preferito concentrarmi sui personaggi che fanno il Palio», spiega Maurizio Sciarra. Il regista di origini pugliesi, più che decennale la sua collaborazione con Luigi Comencini, vincitore nel 2001 del Festival di Locarno e grande narratore di uomini, darà il primo ciak domenica al Ceppo. «Intorno alle 17 saremo lì», assicura. Poco dopo porterà i suoi cavalli anche Tittia. «Sì, lo seguiremo sicuramente ma non posso svelare molto», si scherma Sciarra. «Entro dicembre il lavoro sarà consegnato a Rai Documentari che deciderà quando inserirlo nel palinsesto. La società di produzione è la Bartleby, con Massimo Di Rocco ci conosciamo da quando ho girato il primo film», aggiunge Sciarra.

Nel 1991 girò a Siena il documentario ’La Mossa’.

«Era per il primo satellite Rai, faceva parte di una serie che si chiamava ’Notti d’Europa’. Una storia più costruita, c’era una parte di finzione con un mio amico giornalista appassionato di Palio che da lì a poco sarebbe partito per il Cile. Quindi trascorreva quest’ultima notte prima di andarsene al Palio. Avevamo seguito il Nicchio all’epoca».

Sono trascorsi 34 anni, troverà un Palio molto cambiato.

«Sì, mi sono reso conto. Ma io cercherò di raccontarlo dalla parte dei fantini. Come si diventa, in che modo si arriva a correre in Piazza. Il primo giorno di riprese sarà emblematico, da una parte avrò l’unica fantina donna, Rosanna Bonelli, dopo andrò a vedere le visite ai cavalli fatte alla clinica».

Ha preso contatti con altri fantino oltre a Rompicollo e Tittia?

«Adesso non possiamo dirlo. Però l’intenzione è quella di restituire il Palio dietro le quinte, gli aspetti che non si raccontano. Avremo un’altra presenza importante, Daniele Masala. Ho girato un film con Abbagnale, fra medaglie d’oro si conoscono. Ho saputo dell’esperienza come mossiere: chi meglio di lui per spiegare i dettagli tecnici».

Le piace studiare i personaggi e il segno che hanno lasciato.

«Se si pensa ai documentari che ho fatto sono tutti ritratti di persone con una vita da raccontare».

 

Rapporto con il Consorzio Tutela? 

«Certo, siamo in stretto rapporto. Userò le immagini sia dei due Palii 2025 da esso prodotti che quelli di alcuni Carriere emblematiche. Il Palio lo vedremo attraverso le immagini di repertorio però tenteremo di collocarle: cosa successe ai fantini in quell’occasione, mosse controverse. Poi gireremo nelle crete e anche nella pista di Mociano. Il titolo del documentario? E’ ancora provvisorio».

Le riprese vere inizieranno in realtà a settembre.

«Se non possiamo girare per i Palii, allora vorrei attendere il termine della stagione. Chi dovrà partecipare al film sarà più libero, anche con la testa».

Il suo legame con Siena?

«Mia moglie si è laureata qui in Archeologia medievale, ha insegnato per un periodo fra Siena ed Arezzo. Quando vinsi il Festival di Locarno eravamo nella casa di Gaiole».