
Stavolta per la truffa si sono finiti dei religiosi
Luni, 2 febbraio 2025 – “Sono la madre superiora del convento di Ortonovo”. E l’avvio della telefonata giunta da un numero di cellulare, su rete nazionale, a molti abitanti del Comune di Luni. A parlare, una donna con marcato accento campano. “Dovete aiutare i bambini che ospiteremo nell’orfanotrofio, servono soldi”, insisteva la ‘badessa’ al telefono, annunciando che lei stessa o altre suore sarebbero passate successivamente a bussare alle case per racimolare una qualsiasi cifra a favore dei bambini in arrivo.
Una telefonata che via via si è fatta molto pressante e quasi offensiva. La falsa religiosa, infatti, ha voluto fare leva anche sulla ‘disumanità’ di chi non avesse accettato di fare beneficenza, ovvero di chi avesse abboccato subito al gancio. “Siete peccatori”, ha proseguito incalzante l’anonima nelle chiamate, chiarendo che provvedere a donare una somma avrebbe alleggerito l’anima dell’interlocutore. Insomma, quasi una vendita di indulgenza, con l’onorevole fine di fare del bene a quei bambini che il convento avrebbe ospitato.
Le chiamate sono giunte a molti che hanno poi provato a ricontattare quel numero, immediatamente segnalato alle forze dell’ordine, senza esito. “Abbiamo mangiato subito la foglia e abbiamo chiarito che beneficenza non la facciamo telefonicamente ma in altri modi – ci racconta una signora che non è caduta nel tranello – e quella donna ha anche avuto l’ardire di fare l’offesa e di alterare la voce, proseguendo nella richiesta, con fare sgarbato”.
Per la precisione da anni non c’è nessun convento di suore e nessun orfanotrofio a Luni. Precedentemente, proprio pochi giorni prima, un uomo, sempre a Luni, era stato contattato con un messaggio tramite cellulare attraverso il quale gli venivano chiesti soldi per sbloccare il suo conto bancario. Evidentemente i truffatori non sapevano più quale parte recitare. I raggiri telefonici, infatti, seguono vari cliché: finte associazioni di beneficenza, richieste di nuovi contratti, conti bancari bloccati da sbloccare. Ma la gente, che non è sprovveduta, evidentemente non ci casca più, e gli interlocutori che nel corso del tempo si sono finti agenti, poi bancari, adesso puntano a far aprire i portafogli puntando... all’anima.
Cristina Guala