
‘Hung Land’ è ideato e diretto da Alessio, Stefano ed Elena Poggioni. Quattordici interviste per dare voce a chi questo conflitto lo subisce.
C’è un’Ucraina che non spara, ma piange. Che non è sotto le bombe, ma ne sente il peso ogni giorno. È l’Ucraina dell’ovest, ai margini del conflitto, dove la guerra non si vede ma si vive comunque. Ed è da lì, dalla città di Chernosky, che nasce il documentario ‘Hung Land’, ideato e diretto da Alessio, Stefano ed Elena Poggioni, prodotto da The Factory, che verrà presentato domani alle 21 nella sala cinema del Centro Pecci di Prato.
Il titolo, ‘Terra sospesa’, riflette bene la condizione delle persone raccontate: vite in attesa, interrotte, stravolte da un conflitto che sembra lontano, ma che entra ogni giorno nelle case, nei telefoni, nei cimiteri. L’idea prende forma nel 2023 durante una delle missioni umanitarie della Croce Viola di Sesto Fiorentino, guidata da Davide Costa, giornalista e direttore dell’associazione. Dopo aver vissuto un primo viaggio in Ucraina con Costa, Alessio Poggioni decide di tornare insieme ai fratelli, questa volta con una telecamera e una nuova consapevolezza. "Volevamo raccontare la guerra non dal fronte, ma da chi ne subisce gli effetti indirettamente. Madri, studenti, sacerdoti, profughi: persone normali che hanno visto la propria vita cambiare senza sapere perché", spiega il giornalista, che ha curato le 14 interviste raccolte nel film.
Ci sono i racconti delle madri che hanno perso i figli al fronte, dei soldati in licenza, di rifugiati, ma anche la testimonianza di una sindaca che ha fondato un centro di accoglienza, di un prete che benedice matrimoni prima che i ragazzi tornino in trincea, di una pensionata scappata da sola, di un diciassettenne che sogna un futuro, anche se non sa dove. Una delle storie più toccanti è quella di Maria, madre contadina di sette figli, che ha perso il primogenito, 21 anni, morto al fronte. "Siamo entrati nella sua casa in montagna, sul confine con la Romania, e ci ha portato al cimitero. I fratelli minori, ancora oggi, continuano ad entrare nella sua stanza per parlargli. Non aveva mai visto un russo, non conosce la geopolitica. Ma ha perso un figlio nella guerra".
A fare da tramite tra i registi e la popolazione locale è Ludmilla, un’ucraina sposata con un italiano, che viveva in Italia e che, allo scoppio della guerra, è tornata in patria per aiutare. Oggi guida un furgone di aiuti e fa da ponte tra mondi lontani. Grazie a lei, molti intervistati hanno trovato il coraggio e la forza di raccontarsi. "Nessuno ha rifiutato. Tutti avevano bisogno di parlare, di far sapere al mondo cosa stanno vivendo – racconta ancora Poggioni –. Non ci interessava il racconto politico o militare, ma quello umano. Vite normali stravolte dalla guerra". ‘Hung Land’ è stato presentato in anteprima al Teatro della Compagnia di Firenze lo scorso febbraio. Da allora ha iniziato il suo percorso nei festival internazionali ed è stato proiettato anche alla Camera dei Deputati a maggio. L’obiettivo è portarlo a Bruxelles e, soprattutto, in Ucraina, per restituire alle persone la voce che hanno donato. Il documentario è stato girato in pieno inverno, con la neve e il freddo come cornice simbolica. "Abbiamo scelto i toni freddi, plumbei. Un’estetica coerente con lo stato d’animo degli intervistati: sospesi, congelati nel tempo, come il paese intero".
Caterina Cappellini