di Stefano De Biase
Una Pasqua a prenotazioni zero. A lanciare l’allarme è il presidente di Federalberghi Rodolfo Tomada che ieri mattina, nel corso della seduta della commissione bilancio del Comune, presieduta da Lorenzo Tinagli, ha fatto il punto sulla crisi del settore turistico. Nei giorni scorsi l’associazione di categoria ha avuto un confronto con i responsabili del portale Booking.com che hanno prospettato una situazione di stallo totale in vista delle vacanze di Pasqua. "Non c’è nemmeno l’ombra di una prenotazione", racconta Tomada. "Né a Prato, né a Firenze e nemmeno nel resto della Toscana. Le persone sono spaventate dalle restrizioni e dalle varie ipotesi di zona arancione, rossa o addirittura di lockdown totale. E quindi preferiscono aspettare a prenotare oppure rimandano direttamente all’estate ogni ipotesi di vacanza". La prospettiva rappresenta un ulteriore duro colpo al settore del turismo, che nel 2020 ha dovuto fare i conti con un vero e proprio crollo delle presenze a Prato.
Rispetto al 2019 si è avuta una diminuzione di 145.000 turisti (si è passati dalle 220.000 persone del 2019 alle 75.000 dell’anno scorso) e di 285.000 pernottamenti (anche in questo caso le prenotazioni delle camere d’albergo e di B&B sono passate da 465.000 del 2019 alle 180.000 del 2020). Numeri che hanno costretto le strutture ricettive a richiedere la cassa integrazione per circa il 50% dei dipendenti. "In un anno abbiamo perso 200.000 pernottamenti di turisti stranieri", prosegue Tomada. "Di questi, 130.000 provenivano dall’Asia (a fare la parte del leone sono chiaramente i cinesi, ndr), 28.000 dagli Stati Uniti e il resto dai vari Paesi dell’Europa". A preoccupare Federalberghi è soprattutto il mercato d’oltreoceano. "Prato ha scontato il crollo turistico di Firenze", prosegue il presidente dell’associazione di categoria. "Perché i turisti americani che mancano all’appello nel 2020 sono quelli che andavano a visitare Firenze, preferendo però pernottare a Prato per motivi di costi o di saturazione delle strutture ricettive fiorentine. Adesso, se non siamo in grado di presentare un’offerta turistica appetibile per gli americani, rischiamo di giocarci per sempre questa fetta di clientela". Ma come si sostengono oggi gli alberghi? Il cosiddetto ‘zoccolo duro’ è rappresentato dal turismo d’affari, cioè da tutti quei rappresentanti e imprenditori che si spostano per lavoro. "Questa fetta di clientela si è dimezzata, ma comunque continua a essere presente negli alberghi di Prato nonostante la pandemia", assicura Tomada. "Le strutture più grandi al momento occupano circa 20 camere al giorno, le più piccole invece fra le 8 e le 10 stanze. Numeri che non sono sufficienti per garantire la tenuta del settore, ma che adesso consentono alle strutture di andare avanti e di non chiudere". Le prospettive di ripresa secondo Federalberghi sono molto lunghe. "Il 2021 sarà un altro anno di transizione, mentre per il 2022 ci aspettiamo una ripresa", ipotizza l’associazione di categoria. "Alla normalità, purtroppo, credo torneremo solo nel 2023. Per questo servono politiche capaci di tenere in vita il settore". Da qui le richieste al Comune. "Dobbiamo vendere bene Prato, Firenze e la Toscana", conclude Tomada. "Ma dobbiamo anche organizzare eventi sportivi e culturali che da sempre rappresentano un traino per le presenze di turisti a Prato. E’ necessaria però una programmazione per tempo e una comunicazione adeguata di queste iniziative".