
Il Capodanno cinese: le manifestazioni dell’evento per la comunità si sono svolte anche. in pieno centro storico
Nel silenzio del giorno dopo la visita del ministro Piantedosi irrompono le parole di Simone Laschi, segretario della federazione pratese di Sinistra italiana, il partito alleato nel campo largo del Pd (che sta cercando di accendere i suoi riflettori sull’illegalità cinese).
"Basta criminalizzazioni: la comunità cinese è la colonna portante del distretto tessile pratese" è il suo grido ’contro’. Laschi prende le difese dei cinesi e della vasta comunità: "In occasione della sua visita a Prato, il ministro dell’Interno ha rivolto parole dure verso la comunità cinese locale, additandola come epicentro delle principali criticità legate alla sicurezza e alla criminalità economica". Secondo il referente di Si "l’intervento è grave, sbilanciato e pericoloso, perché colpisce un’intera comunità con un’accusa generalizzata, ignorando volutamente il ruolo fondamentale che proprio quella comunità ha avuto – e continua ad avere – nella sopravvivenza e nel rilancio del distretto tessile pratese". In verità come molti sanno il distretto made in Prato è il tessile-manifatturiero mentre la produzione cinese si è attestata sul settore prevalente del pronto moda. Le inchieste della procura pratese hanno acceso anche recentemente, la cosiddetta guerra delle grucce ad esempio, i riflettori su dinamiche criminose che hanno radici nella produzione cinese. Luci accese anche per il fenomeno di aggiramento di regole fiscali con la strategia dell’"apri e chiudi" per eludere i doveri contabili e il pagamento delle tasse. Laschi si lancia in una strenua difesa: "La comunità cinese ha costruito ciò che altri avevano abbandonato - dice - La realtà è che, nel silenzio e spesso nell’assenza delle istituzioni, la comunità cinese ha costruito un distretto parallelo, produttivo, efficiente, capace di creare lavoro, investimenti e crescita. Ha riempito capannoni deserti, ha salvato intere filiere, ha garantito continuità alla tradizione industriale di Prato. In questo contesto, parlare di sicurezza senza riconoscere questo contributo equivale a tradire la verità dei fatti e a offendere migliaia di lavoratori, imprenditori e famiglie che ogni giorno contribuiscono alla vita economica e sociale della città" sottolinea. Il sindaco Romagnoli durante il suo mandato sottolineò che "senza cinesi Prato andrebbe in crisi" per la mole del giro di affari che riguarda anche il territorio locale. "È doveroso ricordare che molti imprenditori italiani hanno beneficiato per anni del lavoro sottopagato della manodopera cinese - continua Laschi - Hanno costruito ricchezze su un sistema che oggi viene ipocritamente denunciato, senza mai assumersene la responsabilità. Parlare oggi di legalità, senza autocritica e senza distinguere tra chi lavora onestamente e chi delinque, significa solo alimentare tensioni etniche e scaricare responsabilità politiche su chi meno ha voce per difendersi.Prato ha bisogno di coesione, non di capri espiatori".