REDAZIONE FIRENZE

L’attesa del candidato. Chiti spinge il Giani bis : "È la scelta naturale. Ma siamo in ritardo"

L’ex ministro: "Metterlo in discussione vuol dire avere passione per gli autogol". L’affondo: "Ci mancherebbe che la destra arrivi prima del centrosinistra". .

L’ex ministro: "Metterlo in discussione vuol dire avere passione per gli autogol". L’affondo: "Ci mancherebbe che la destra arrivi prima del centrosinistra". .

L’ex ministro: "Metterlo in discussione vuol dire avere passione per gli autogol". L’affondo: "Ci mancherebbe che la destra arrivi prima del centrosinistra". .

"Se a tre mesi dalle regionali, non due anni, si mette in discussione chi ha guidato il governo della Toscana, vuol dire avere la passione degli autogol". Di fare sconti alle destre Vannino Chiti proprio non ne vuol sapere. Troppo importante continuare a tingere di rosso una regione fortino della sinistra. Colpevole, però, di aver "distrutto o lasciato distruggere le sue radici", come riportato nel suo ultimo libro ‘La democrazia sopravviverà a questo secolo?’

Senza spoiler, ma la democrazia sopravviverà o no al XXI secolo?

"C’è da essere angosciati da un’alternativa contraria. Credo che la democrazia abbia vinto le sfide del ‘900, ma ora è di nuovo chiamata in causa da quelle di questo secolo: le guerre, l’uso di tecnologie in contrapposizione alla democrazia stessa per far tornare i regimi autoritari e oligarchici. Diciamo allora che il confine tra democrazia e democratura è ora molto esile". Scrive che la destra europea ha fondato la democrazia sostituendo alla caduta del nazi-fascismo il crollo dell’Urss. La destra post-missina al governo incarna l’apice di questo processo?

"In Italia certamente sì, come vedo le destre del mondo ispirarsi all’impostazione assunta da Trump, assai diversa da quella storica del partito repubblicano che ha saputo mantenere fermamente la distanza dagli autoritarismi. Ma non è che il 1989 ha messo in discussione il 1945, sono eventi distinti".

Il Pd di Elly Schlein "testardamente unitario" tenta l’abbraccio larghissimo, da Iv ai 5Stelle, col sostegno della Cgil: basta questo a recuperare le radici di sinistra?

"Essendo il partito più forte del centrosinistra, deve mettere tutto il suo peso per recuperare queste radici. L’esito delle ultime comunali lo dimostra. Che sia cemento in tutte le regioni al voto e in vista delle politiche del ’27. Le divisioni non pagano, le destre si battono solo con un’alleanza ampia. Quanto ai sindacati mi lasci dire…".

Prego.

"La sinistra deve avere un rapporto programmatico, politico e preferenziale forte verso di loro. Spero solo che le tre grandi organizzazioni, Cgil-Cisl-Uil, superino le differenze di oggi per ritrovare il cammino dell’unità". Quindi Eugenio Giani è l’uomo giusto per guidare ancora il fronte progressista?

"Il candidato scontato della sinistra è lui, altrimenti vuol dire mettere a rischio gli aspetti positivi di cinque anni al governo della Toscana. Ci mancherebbe solo che sia la destra a indicare per prima il candidato".

Ma come spiega il ritardo?

"Voglio sperare che i tavoli nazionali servano per spingere l’allargamento della coalizione, perché restiamo una forza politica ancorata al regionalismo: gli equilibrismi nazionali lasciamoli alla destra. Ripeto, il candidato naturale è Giani. E la discontinuità di cui sento parlare va riferita al programma. Questo sì che deve essere innovativo, ma sarebbe saggio dire che il candidato c’è già, discutendo quindi sul funzionamento di una coalizione, più larga di quella del 2020, fondata su un accordo politico che ogni 2-3 mesi obbligherà il presidente di Regione a fare il punto con i capigruppo".