Scarti tessili da riciclo: "Sistema da tutelare. Prato sia un esempio per le norme europee"

De Salvo (Corertex) e Tesi (Astri) difendono il business del riuso "Allungare lo status di rifiuto mette a rischio la nostra economia circolare".

Scarti tessili da riciclo: "Sistema da tutelare. Prato sia un esempio per le  norme europee"

Scarti tessili da riciclo: "Sistema da tutelare. Prato sia un esempio per le norme europee"

L’End of waste tessile e la disciplina che dovrà regolarla a livello europeo è tra le priorità che stanno a cuore a Corertex (Consorzio per il riuso e il riciclo tessile) e Astri (Associazione tessile riciclato italiana). Proprio le due realtà che hanno stretto un patto di intesa per dare forza al distretto vogliono far sentire le proposte da chi nella filiera vive del riciclo e del riuso. Così, Corertex e Astri hanno mandato al Jrc (Joint Research Centre), il Centro comune di ricerca della Commissione Europea per la scienza e la conoscenza, il proprio contributo rispondendo ad una serie di domande ed evidenziando potenziali criticità sulla nuova disciplina dell’End of Waste tessili.

"Siamo d’accordo con le altre associazioni di categoria sul tema della qualifica di rifiuto – dicono Fabrizio Tesi di Astri e Raffaello De Salvo di Corertex – Allungare lo status di rifiuto di un materiale all’interno del meccanismo di riuso e riciclo creerebbe problemi alla filiera. Costringerebbe sfilacciature e pezzamifici a essere classificate aziende che trattano rifiuti, con tutti i problemi di autorizzazioni e burocrazia che ne derivano. Il modello Prato, per quanto perfettibile, è un esempio per la sua organizzazione". Corertex ha fornito approfondimenti in materia di riuso e Astri di riciclo "per aiutare la commissione europea a fare buone norme per evitare il rischio di fare scelte sbagliate, mettendo a rischio il sistema Prato. Come riferimento va tenuto il decreto ministeriale 1998 in cui il primo impianto mediante selezione, separazione, igienizzazione del capo riesce a garantire la produzione di materie prime secondarie per l’industria tessile. Ci stiano muovendo a tutti i livelli, sia nazionali che europei, perché è un argomento molto importante per il quale è necessario fare un gioco di squadra: secondo le direttive europee, gli Stati membri devono istituire entro il primo gennaio 2025 la raccolta differenziata dei materiali tessili".

La bozza di decreto prevede tra gli obiettivi quote di riuso, riciclo e recupero del 50% entro il 2035 ma non specifica le singole quantità: "Questo potrebbe significare l’ipotesi che venga preferita la quota di recupero energetico, con i termovalorizzatori ad esempio, a discapito del riuso e del riciclo – chiosano Tesi e De Salvo – . Quando noi fra riuso e riciclo raggiungiamo già il 97% di efficienza, mandando a scarto solo il 3% del materiale". Come dire: "il distretto ha un sistema già strutturato e pronto per le sfide del futuro".

Astri e Corertex hanno sollevato anche altre tematiche quale il bilanciamento tra sostenibilità ambientale ed efficienza economica, l’aspetto sociale e inclusivo rappresentato dalle cooperative di raccolta degli indumenti usati. Per questo e non solo è stata suggerita la costituzione di un comitato di controllo e garanzia, preferibilmente all’interno del futuro Corit, cioè il Centro di coordinamento per il riciclo dei tessili, formato da stakeholder rappresentativi di tutta la filiera, quindi raccoglitori, selezionatori dei primi impianti, riciclatori, sistemi consortili e produttori, oltre ad una corretta distribuzione del futuro contributo ambientale su tutta la filiera di riuso e riciclo.

Sara Bessi