Nella rete di internet Telefonini già a 9 anni E i rischi crescono "I bambini sono prede"

La cooperativa Sed ha svolto un’indagine su un campione di 1400 alunni di quinta elementare: il 17% ha ammesso di aver ricevuto richieste di inviare foto e video dietro la promessa di regali in soldi.

Nella rete di internet  Telefonini già a 9 anni  E i rischi crescono  "I bambini sono prede"

Nella rete di internet Telefonini già a 9 anni E i rischi crescono "I bambini sono prede"

Che gli smartphone siano degli strumenti potenzialmente pericolosi non lo scopriamo oggi. La sfida è ricordarlo, non mettere la testa sotto la sabbia e provare a prendere delle precauzioni. È ciò che tentano di fare lo psicologo Francesco Pagnini e il criminologo Francesco Brizzi, rispettivamente presidente e vicepresidente della cooperativa Sed, servizi per l’educazione digitale. Uno spaccato sui rischi della navigazione in internet, in un’ottica di prevenzione e creazione di strategie educative efficaci e contemporanee arriva dall’indagine svolta su un campione di 1400 bambini di quinta elementare. I questionari, tutti anonimi, sono stati somministrati in modo guidato da Francesca Morelli e Martina Acunzo.

Per capire l’effetto che i social possono avere sui più piccoli è sufficiente un esempio: "Siamo sicuri che dei bambini di dieci anni sappiano gestire una comunicazione in gruppo?, chiede Pagnini. "Nessun genitore lascerebbe per tutto il giorno dieci bambini in casa da soli, ma su WhatsApp sì. È lo stesso concetto, bisogna partire da qui per fare un riflessione utile".

I risultati dell’indagine sono un campanello dall’allarme da non sottovalutare: il 33% del campione possiede un proprio account di Tiktok malgrado per legge non si possa accedere prima dei 13 anni; il 48% tende a fare nuove amicizie con persone sconosciute in chat; il 28% dei bambini intervistati ammette di giocare online dalle tre a oltre le quattro ore al giorno, creando party di gioco con persone sconosciute. Lo schermo che nasconde apre anche un altro fronte ossia quella della violenza: il 26% ammette di usare un linguaggio offensivo nelle chat mentre al 17% dei bambini intervistati è stato chiesto l’invio di materiale foto o video da sconosciuti con la promessa di regali in denaro. Le evidenze scientifiche si stanno accumulando. I social network possono essere nocivi per lo sviluppo psico-sociale dei minorenni. Tutto questo si combatte con la consapevolezza ancora lontana soprattutto negli adulti: "Basta penare che lo scorso anno avevamo esteso il questionario anche alle famiglie: su 1800 studenti soltanto 120 genitori hanno risposto, questo dimostra che il problema non è percepito come tale", aggiunge Pagnini.

Sed si occupa di di ricerca dal 2017 cercando di mappare gli usi e i possibili rischi della navigazione dei più giovani. Quest’anno l’attenzione si è concentrata sul mondo della scuola primaria proprio perché l’età si è abbassata. "Internet va velocissimo e si stratifica in base all’età – aggiunge l’esperto –. Solo dieci anni fa con gli studenti parlavamo di Facebook, adesso i giovani lo considerano da vecchi. Serve consapevolezza, la tecnologia si è evoluta e di conseguenza l’età. Siamo già nella seconda era di internet e tra poco arriverà la terza. Significa che la navigazione non è più come quella del passato, oggi i contenuti si adattano a chi li utilizza e quindi è ancora più complesso da capire. Già alle elementari i bambini hanno un telefonino, ma dobbiamo sapere che internet contribuisce a far perdere di vista le tappe dello sviluppo. Ipersemplifica concetti alla base della crescita: le relazioni sociali, i primi amori, le amicizie tutto finisce in un video di 30 secondi quando invece è un qualcosa di complesso che impone della tappe che non possono essere ipersemplificate".

A 10 anni il 41% degli intervistati ha già uno smartphone personale, il 37% dei bambini ammette di crearsi un proprio account social da solo mentre il 15% dice di ricevere e vedere contenuti a forte carattere violento. In vetta alla classifica dei social più usati spiccano Youtube di gran lunga il principale seguito da Tiktok mentre sulla messaggistica è WhatsApp a battere tutti con il 64%. Anche il vecchio pallone è ormai finito in soffitta: l’85% degli intervistati ammette di giocare on line e solo il 15% off line. Controllare è un dovere. Impostare il parental control, verificare periodicamente la cronologia così come gli account: non si tratta di regole da Grande Fratello, ma di tutele necessarie.

Silvia Bini