Musica, come cambia l’ascolto. Dai dischi in vinile a Spotify

La storia delle canzonette raccontata attraverso i supporti: prima il grammofono, poi il giradischi l’organo delle chiese e oggi le piattaforme streaming intelligenti che suggeriscono i brani .

Musica, come cambia l’ascolto. Dai dischi in vinile a Spotify

Musica, come cambia l’ascolto. Dai dischi in vinile a Spotify

Vi ricordate quando ascoltare la musica significava avere in casa scaffali pieni di grandi dischi neri e si era costretti ad ascoltare l’intero album per assaporare la propria canzone preferita? Il modo di fruire la musica è cambiato nel tempo, si è evoluto negli anni, è una storia che parte da lontano, almeno da quando la lettura dei racconti epici, nell’antichità, veniva accompagnata da ’musici’ che intrattenevano i presenti. Più tardi, nel Rinascimento, un bivio: da una parte la musica sacra può essere ascoltata gratuitamente dal popolo nelle chiese; dall’altra nasce l’epoca dei grandi mecenati che commissionano opere ai compositori per i loro concerti privati.

Si deve attendere il 1887, anno in cui nasce il grammofono, per imprimere la musica su un supporto e poterla riprodurre infinite volte. C’è una svolta: la musica entra nelle case delle persone, relativamente a buon mercato. Nel corso del XX secolo l’industria musicale ha tentato continuamente di migliorare la qualità del suono, soprattutto cambiando i supporti: dal disco di vinile si passa alla musicassetta, poi al Cd e successivamente alla digitalizzazione con strumenti quali i lettori mp3. La musica viene riprodotta un po’ ovunque: col jukebox nei bar ad esempio o in auto. Oggigiorno basta una connessione internet per accedere a un mondo infinito: in rete possiamo trovare qualsiasi brano, qualsiasi genere musicale, ed ascoltarlo quando vogliamo; infatti esistono delle piattaforme dedicate all’ascolto che funzionano in maniera efficiente: Spotify, Apple music o Youtube per citare solo le principali. Il catalogo di scelta è immenso, potenzialmente tutta la discografia esistente. Tutto gratuito con le pubblicità, ma c’è la possibilità di pagare un abbonamento per rimuovere gli annunci che interrompono magari l’emozione di una playlist e per ’sbloccare”il numero di skip, termine che significa "saltare da un brano all’altro". È da mettere in evidenza che piano piano la scelta della musica sta passando dall’uomo alla macchina: l’algoritmo presente in queste piattaforme propone musica appartenente alla categoria di quella che ascoltiamo solitamente.

Insomma l’algoritmo conosce i nostri gusti e sceglie per noi. Abbiamo veramente bisogno che qualcosa scelga per noi? Fruire la musica in maniera disordinata, passando da una canzone all’altra, da un autore all’altro, da un genere ad un altro è rispettoso degli artisti e delle loro opere? Chissà che forse non sia proprio questa la prossima fase della storia musicale.