Made in Italy al Cicognini Rodari. Il preside: "C’è un forte interesse"

L’indirizzo che partirà a settembre punta a valorizzare anche il territorio. "Pochi spazi, ci sarà solo una prima"

Made in Italy al Cicognini Rodari. Il preside: "C’è un forte interesse"

Made in Italy al Cicognini Rodari. Il preside: "C’è un forte interesse"

Da martedì scorso, sulla piattaforma Unica del Ministero dell’Istruzione, sono aperte le iscrizioni al nuovo liceo del Made in Italy per il prossimo anno scolastico. Sono in totale 92 sinora quelli approvati sul territorio nazionale, di cui cinque si trovano in Toscana. Fra questi c’è anche il Cicognini-Rodari, l’unico a Prato, che ha visto nella nuova offerta formativa varata dal governo un’opportunità da cogliere al volo (nel vero senso della parola, dato che il tempo per decidere è stato davvero ristretto). L’inedito percorso di studi prevede, nel triennio, l’insegnamento di materie specifiche come economia e gestione delle imprese del Made in Italy, modelli di business nelle industrie dei settori della moda, dell’arte e dell’alimentare e Made in Italy e mercati internazionali. In programma ci sarà anche un percorso di alternanza scuola-lavoro, con tirocini nelle aziende. L’obiettivo è quello di formare studenti con conoscenze e competenze specifiche nella gestione d’impresa e nelle strategie di mercato.

Preside Mario Di Carlo, ci spiega meglio che cosa rappresenta questo liceo del Made in Italy?

"La considero innanzitutto una grande opportunità per le scuole che hanno approvato l’introduzione dell’indirizzo. Gli insegnamenti nel triennio saranno letti nella chiave del Made in Italy, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio artistico e culturale del nostro Paese. Di certo non parleremo di come si producono l’olio o il vino, ma verrà raccontato il territorio in cui si vive e si cresce. Solitamente, in prima si impara a conoscere il Tigri e l’Eufrate, si insegnano le caratteristiche della Mesopotamia, ma poi non sappiamo nulla dell’Ombrone, del Bisenzio e in generale delle ricchezze che abbiamo dietro casa, come anche zone archeologiche rilevanti".

Quali prospettive per gli studenti?

"Nella nostra idea, i giovani che sceglieranno questa opzione si formeranno perché magari un giorno possano fondare una startup che faccia scoprire al mondo le peculiarità della città e il paese da cui provengono. I ragazzi saranno una sorta di guide turistiche, capaci di trasmettere messaggi carichi di significato culturale e non fini a se stessi".

Che cosa vi ha spinto in particolare ad accettare quella che a tutti gli effetti ha l’aria di essere una grande sfida?

"Lo ripeto: abbiamo visto in questa strada che abbiamo imboccato una bella opportunità, nonché una sfida. Essendo una novità, vogliamo sperimentarla. Se sarà una soluzione efficace oppure no, questo solo il tempo lo dirà, ma non potevamo non tentare".

Ci sono già state manifestazioni d’interesse da parte delle famiglie?

"Assolutamente sì. L’interesse è stato tangibile in occasione dell’open day che abbiamo organizzato. Ovviamente c’è ancora un punto interrogativo legato alle materie che nello specifico verranno insegnate, ma saranno comunque discipline liceali di base. Se dovesse esserci un aumento del numero degli iscritti? Il numero di classi comunque non varierà: ci sarà solo una prima, perché gli spazi a disposizione sono quelli che sono".

Francesco Bocchini