Morte di Luana, la mamma: "Era già rimasta impigliata"

La mamma dell’operaia stritolata dall’orditoio intervistata a Domenica In. "Venti giorni prima rimase agganciata dalla stessa staffa"

Luana D’Orazio

Luana D’Orazio

Prato, 18 ottobre 2021 - «Atroce, indescrivibile, imbarazzante». Non ci sono altre parole per descrivere la morte di Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni, mamma di un bambino di 5 anni e mezzo col sogno di diventare un’attrice, stritolata dall’orditoio a cui lavorava il 3 maggio scorso in una fabbrica di Montemurlo. A ribadirlo è la madre della ragazza, Emma Marrazzo, che ieri insieme al fidanzato di Luana, Alberto Orlandi, è stata ospite della trasmissione televisiva «Domenica In», su RaiUno.

Intervistata da Mara Venier, Marrazzo ha ripercorso la tragedia costata la vita alla giovane figlia ribadendo che «nel 2021 non è possibile morire sul lavoro». «Luana si sentiva sicura – ha detto la donna fra le lacrime dimostrando però molta determinazione – Sono incidenti che potevano accadere cinquant’anni fa, ma non oggi. La perizia ha dimostrato come quel macchinario fosse stato manomesso. Mi figlia non percepiva il pericolo perché quando è stata assunta come apprendista ha trovato già l’orditoio in quel modo, senza i dispositivi di sicurezza. Il cancello di protezione e le fotocellule che potevano garantire al macchinario di bloccarsi erano stati manomessi e, come se non bastasse, era stata aggiunta una staffa, quella a cui Luana è rimasta impigliata».

Marrazzo ricorda come venti giorni prima dell’incidente mortale, la figlia fosse già rimasta impigliata nella stessa staffa che era «più sporgente» di quanto dovuto. «Luana era tornata a casa e aveva raccontato al padre di essere rimasta agganciata alla staffa – spiega la madre della ragazza – Disse che aveva appena fatto in tempo a sganciarsi grazie all’aiuto di una collega. Mio marito si raccomandò di stare attenta. Aveva i suoi vestiti il giorno dell’incidente, non una tuta o un grembiule da lavoro. Le scarpe antinfortunistica le vennero date dopo tre mesi di lavoro».

Emma Marrazzo si commuove mentre racconta in televisione dell’incidente. «Ho visto le foto allegate alla perizia – insiste Marrazzo –. Ho visto Luana dentro il macchinario, non può accadere una cosa simile. Non si può risparmiare sulla sicurezza». La conduttrice ha ricordato come per quella tragedia siano indagate tre persone, la titolare Luana Coppini, il marito Daniele Faggi e il tecnico manutentore, Mario Cusimano. «Tante irregolarità e poca sicurezza – prosegue Marrazzo – Ci sono troppi morti sul lavoro, non è possibile. Bisogna fermare questa strage». Inoltre la mamma di Luana ha spiegato come la figlia fosse stata assunta con un contratto da apprendista. «E’ stata lasciata sola a manovrare l’orditoio ed era una apprendista – aggiunge – La titolare mi disse che poteva stare da sola ma non ne sono sicura. Era costretta ad avvicinarsi alla macchina per accedere ai comandi anche quando l’orditoio viaggiava in modalità ’lepre’, ossia veloce come ha accertato la perizia. Luana non è stata protetta». Il fidanzato della ragazza ha invece ricordato il rapporto che aveva con Luana e quanto le manchi. «La sera prima era rimasta a dormire da me – ha detto – La mattina si alzò molto presto per andare al lavoro. Le chiesi di mandarmi un messaggio quando sarebbe arrivata. Me lo inviò. E’ l’ultima volta che l’ho sentita».

Laura Natoli