Non bastavano due anni in trincea nella lotta al Covid, gli ospedali sotto stress, l’isolamento fisico e sociale, il dramma di migliaia di vite spezzate. Per ritrovare la tanto agognata normalità dobbiamo ancora aspettare. E adesso che il virus sembra finalmente allentare la sua morsa ecco che arriva la guerra. Certo, l’invasione della Russia riguarda soprattutto l’Ucraina, ma le conseguenze del conflitto – in particolar modo economiche – riguardano anche un pezzo del sistema produttivo pratese. E già si fanno sentire. Facendo un giro tra le vie dei Macrolotti 1 e 2, dislocati nelle frazioni di Tavola e Iolo, il clima che si respira non è dei migliori. Il comparto dei pronto moda cinesi inonda con le sue merci i mercati di tutta Europa. E negli anni ha sviluppato una certa predisposizione nel rivolgere il suo sguardo a Est, in particolar modo verso la Russia. Adesso che le sanzioni occidentali iniziano a farsi sentire, con il blocco delle transazioni e dei movimenti, con il rublo che praticamente è diventato carta straccia, una tra le voci principali della clientela di una parte rilevante delle imprese cinesi – e non solo – rischia di sparire.
"Il nostro settore era già in forte crisi per via della pandemia e adesso, con la guerra alle porte di casa, rischia davvero di attraversare un nuovo periodo estremamente complicato", dice Francesca, cittadina italiana di origine cinese, responsabile del pronto moda Yage, situato nel cuore di Iolo. "Soprattutto per coloro, e non sono pochi, che hanno un volume d’affari cospicuo con i clienti russi. L’inizio del conflitto e le conseguenti sanzioni hanno praticamente bloccato quel mercato, e noi come altri stiamo subendo una battuta d’arresto significativa. Davvero non ci voleva". Gli fa eco Chen, titolare del negozio Wangdeli, anch’esso di Iolo. "La guerra in Ucraina sta provocando centinaia di vittime, e sicuramente questa è la cosa più grave – dice – Purtroppo però dobbiamo anche guardare il lato economico della vicenda, soprattutto noi imprenditori. Abbiamo tanti clienti russi, ci spostiamo spesso per lavoro laggiù, così come in Polonia e nei paesi dell’area. Ma adesso è praticamente impossibile e il lavoro sta andando a picco. Siamo affranti". Iryna Melnyk, rappresentante di origini ucraine dell’azienda Rovertour, che da oltre vent’anni commercia dall’est Europa con i pronto moda cinesi di Prato, non usa mezzi termini: "Lavoro in questo settore da ormai 25 anni. Io ho il 90% della clientela che è ucraina", spiega mentre, con grande spirito di solidarietà, è impegnata ad aiutare il personale della Questura di Prato nelle procedue di accoglienza dei profughi in arrivo dall’Ucraina. "Adesso stanno fuggendo tutti dal Paese e l’economia è distrutta. Ho anche qualche cliente russo, che per via delle sanzioni e delle carte bancarie bloccate non può comprare qui in Europa. Abbiamo i mezzi fermi con la merce, sia per via aerea che per via terra, abbiamo paura della guerra e di non ripartire più". E come Rovertour, le agenzie di rappresentati che commerciano come mediatori da Prato con la Russia, l’Ucraina, la Polonia e l’est Europa sono decine. Per i pronto moda cinesi il colpo è quindi durissimo, considerando che la componente forse più grande della clientela proviene proprio dalle zone interessate al conflitto. E non è esagerato affermare che tutto il comparto abbia praticamente subito un crollo degli affari quasi pari al 50% dei volumi ordinari. E ciò va ad aggiungersi a una situazione già estremamente delicata per il distretto, che, come è noto, ha visto schizzare alle stelle i costi energetici e delle materie prime a carico delle sue imprese.
Come già ha spiegato la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli, il sistema produttivo pratese ha una connotazione molto "energivora" e gli incrementi esponenziali delle bollette si abbattono come una scure sulle imprese, andando a gravare su equilibri di bilancio già di per sé fragili, caratterizzati da forti criticità sul fronte dei margini. Alcune aziende rischiano seriamente di chiudere, altre lo faranno perché i costi di gestione sono troppo elevati. La comunità di cinese di Prato poi, in questo contesto durissimo, sta provando a introdurre delle azioni di solidarietà nei confronti dell’Ucraina. "Ci siamo mossi con il covid e lo vogliamo fare anche adesso – spiega Luca Zhou, presidente di Ramunion Italia – In collaborazione con la nostra sezione a Kiev stiamo raccogliendo viveri e medicinali, non solo per cittadini cinesi sul territorio ucraino, ma per tutti. Faremo del nostro meglio".
Miaomiao Huang