di Silvia Bini
PRATO
"Adesso non è il momento di parlare, ho sei clienti in coda per il check-in". Risponde con voce trafelata il giovane cinese che sorveglia la reception del Luxury Hotel. "Il lavoro? Ci siamo fermati solo con il lockdown". La scommessa del Luxury, struttura a gestione cinese incastonata nel Macrolotto, nata per attirare gli uomini d’affari interessati ai pronto moda, ha vinto anche la scommessa del Covid, che non ha piegato, o almeno non del tutto, le finanze dell’albergo frequentato da una clientela quasi esclusivamente orientale. Non girano su gli stessi ritmi gli altri hotel della città, ma confermano che con l’uscita dal periodo di maggiori restrizioni e con l’apertura delle frontiere anche il turismo d’affari è tornato a far sorridere le strutture ricettive locali. "Sono iniziati a tornare gli stranieri che lavorano con i pronto moda, certo ancora siamo ben lontani dai numeri pre Covid, ma comunque non siamo fermi", conferma Paolo Mazzoni direttore dell’Hotel Milano. Dopo il blocco imposto dal lockdown che ha congelato il distretto tessile, da quando le confezioni sono ripartite e i pronto moda hanno ripreso l’attività di vendita all’ingrosso, è tornato a respirare tutto l’indotto, comprese le strutture di accoglienza, grazie all’arrivo di stranieri provenienti soprattutto dai paesi dell’Est, interessati alla moda veloce a basso prezzo tipica delle confezioni. Portano ossigeno alle strutture alberghiere anche le iniziative organizzate dal Comune e dalle società sportive. Grazie alla gara di mountain bike e alla manifestazione di danza organizzate nell’ultimo fine settimana, le camere degli hotel cittadini - dopo mesi a dir poco fiacchi - sono tornare a riempirsi. "i mesi neri di febbraio, marzo e aprile sono stati davvero duri, a maggio abbiamo avuto una parziale svolta grazie alla riapertura dei ristoranti", conferma Marco Vannini dell’Hotel San Marco che fino a febbraio era stato trasformato in struttura Covid. "Non avendo il ristorante interno, con i locali cittadini chiusi, fino a maggio siamo stati molto penalizzati, poi la situazione è andata un po’ meglio. Abbiamo lavorato bene grazie ad alcune manifestazioni organizzate nel fine settimana che comunque portano in città un giro di persone che altrimenti non avremo". L’Hotel San Marco, come molti altri in città, si è dovuto adeguare al momento, limando i prezzi della camere pur di non perdere il clienti. "Lavoriamo con ditte di manutenzione che vengono in città per eseguire lavori e hanno budget limitati. Se un tempo ci potevamo permettere di non cedere, adesso dobbiamo andare incontro al cliente anche sul prezzo", conferma Vannini. Spera in Eat Prato, in programma dal 4 al 6 giugno, Roberta Risaliti dell’Hotel Giardino: "Siamo in piazza Duomo, quindi in una posizione centrale che da un certo punto di vista ci penalizza perché, ad esempio, non abbiamo la possibilità di parcheggio", dice la titolare. "Qualche straniero è iniziato a tornare soprattutto da Germania, Francia e Grecia, arrivano con il pass vaccinale o con il certificato del tampone nonostante non abbiamo alcun obbligo di chiedere documenti del genere", aggiunge.
Anche l’Hotel Giardino è stato costretto a limare i prezzi: "Se un quattro stelle abbassa la tariffa anche noi dobbiamo adeguarci, ma c’è una soglia di dignità sotto la quale non possiamo andare. Una matrimoniale a 52 euro è più che onesta...". L’Hotel Datini in viale Marconi ha scelto di prolungare il contratto con l’Asl: 50 le camere ancora occupate da pazienti Covid. Fino al 30 luglio sarà una struttura sanitaria, poi i titolari valuteranno se tornare a lavorare con i turisti oppure prolungare - in caso di necessità - l’accordo con l’Asl. Altri hotel cittadini, invece, non hanno ancora riaperto i battenti. La speranza è che sia uno stop a tempo. E che presto, con l’ingresso anche della Toscana in zona bianca, possano tornare ad accogliere clienti.