ROBERTO BALDI
Cronaca

Le anime multiculturali della città

di Era un modo fatalistico di affrontare il malessere, soprattutto di quelli a cui mancava di tutto ma non...

Era un modo fatalistico di affrontare il malessere, soprattutto di quelli a cui mancava di tutto ma non la miseria. Ora la Prato multietnica sta prendendo coscienza di una realtà difficile attraverso anche l’iniziativa della Diocesi, che in questi giorni ha aperto un dibattito con cinque appuntamenti su immigrazione e malessere. Integrammo le immigrazioni dal sud, portando in casa nostra le colonie di Panni, della Calabria, del napoletano. Insegnammo loro il nostro idioma, a cominciare dalla "c" aspirata che qualche immigrato recitava con faticosa ostentazione per dimostrarsi ancor più connaturato al tessuto pratese. Terminata felicemente la prevalente immigrazione meridionale, è arrivata quella cinese. Dopo di loro, gli albanesi, gli africani e tant’altri ancora. Siamo insomma nella metropoli delle razze, e sempre più dei cinesi. Nessuno può sottrarsi all’obbligo di promuovere un’accoglienza dignitosa per uomini e donne alla ricerca di un futuro migliore per sé e per i propri figli, che vogliono venire in Italia per lavorare legalmente e inserirsi a pieno titolo nella nostra società, rispettandone le leggi e la cultura. Ma nello stesso tempo occorre contemperare le ragioni della legalità con quelle dell’accoglienza, le ragioni della sicurezza con quelle della solidarietà, in conformità a principi di civiltà e di rispetto autentico per la dignità di chi è ospitante e chi è ospitato, evitando per quanto possibile le piscopatologie più frequenti dell’immigrato di oggi quali la subalternità lavorativa, la marginalità spaziale e abitativa, l’alterazione degli elementi fondamentali della personalità, l’identità infranta.