"Il Governo che abbiamo adesso sta mettendo in discussione l’impianto costituzionale. Mai come adesso serve un’azione sindacale incisiva per affermare un modello sociale diverso". Alza la voce, Maurizio Landini. Lo fa a Prato, dal cinema Terminale dove è di scena "Sabir", il festival diffuso delle culture mediterranee promosso da Arci insieme a Caritas Italiana, Acli e Cgil, con la collaborazione di Asgi e Carta di Roma, A Buon Diritto e Unire, e con il patrocinio e il contributo del Comune di Prato. Da Prato parte una nuova stagione di lotte per i diritti dei lavoratori: l’anello più debole sono loro, i migranti.
Landini ricorda la grande manifestazione in programma a Napoli il 25 maggio per contrastare il premierato e l’autonomia differenziata e annuncia la raccolta di firme per cambiare le leggi sugli appalti, precarietà e diritti. Prima di entrare al Terminale, il numero uno della Cgil ha incontrato un gruppo di lavoratori inseriti nei percorsi di protezione del Sai (sistema accoglienza integrazione). Poi, il dibattito il dibattito moderato da Agnese Pini, direttrice di Qn, La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, su migranti, lavoro e inclusione.
Un’ora e mezzo di interventi per scavare a fondo nelle ragioni di un sistema di sfruttamento che a Prato, com’è noto, assume talvolta una connotazione "interetnica" in una dialettica che spesso è tra titolari cinesi e lavoratori pachistani. Una dialettica che spesso diventa conflittuale e sfocia in battaglie accese che infiammano una parte del distretto produttivo pratese.
Landini arriva dritto al punto: "Dobbiamo mettere in discussione il modello di fare impresa che si è affermato in questi anni. Non bisogna rassegnarsi e abituarsi a una precarietà legata a un certo tipo di capitalismo che vede al centro non più la mediazione sociale ma il profitto e il mercato, la mercificazione dei diritti".
Nel dibattito organizzato nell’ambito del festival è stata ricordata anche la tragedia che ha segnato il distretto pratese dando il via a uno strutturato programma di controlli anti dormitori. Sono passati più di dieci anni ma brucia ancora la ferita dei sette lavoratori cinesi morti durante il rogo di Teresa Moda. E quel dolore, appunto, riecheggia in sala. Si parla di cambiare la legge Bossi-Fini vecchia di oltre vent’anni per eliminare la ricattabilità del lavoratore. Landini è un fiume in piena. È fiducioso che "i processi del lavoro anticipino sempre i processi sociali". Poi parla di lavoro "buono", quello di qualità che oggi è sempre meno.
"Oggi chi è povero è povero anche lavorando, per colpa delle diseguaglianze che hanno prodotto ricchezza che poi è andata in mano a pochi. E c’è il problema della sicurezza: in Italia abbiamo una media di tre morti ogni giorno sul lavoro. Si è affermato questo modello perché abbiamo avuto un cambiamento legislativo che ha favorito questo processo. Ricordo che fino al 2003 c’era una legge che stabiliva come i lavoratori impiegati in appalto avessero condizioni uguali".