SANDRO
Cronaca
Editoriale

Oggi e sempre per il ricordo dei martiri

Questo lungo ponte di fine aprile è iniziato male. Il 25 aprile poteva e doveva essere giornata celebrativa di unità e di riscatto condivisi ed è stato occasione di nuove insensate contrapposizioni. Ora il Primo Maggio ci deve unire tutti perché in questa giornata del lavoro ricordiamo prima di tutto il nostro spirito repubblicano. Il richiamo, infatti, va al primo comma del primo articolo della nostra Costituzione che definisce in modo perentorio e definitivo la nostra Repubblica come "democratica, fondata sul lavoro". Siamo tutti chiamati in modo corale e corresponsabile alla sua costruzione tramite la nostra operosità e le capacità delle quali ciascuno di noi è dotato. È quella che si definisce pari dignità del lavoro per la quale ogni cittadino concorre assieme al proprio benessere all’incremento e alla crescita civile oltre che economica della società in cui vive. Ciò rende il lavoro un bene supremo e tutelato dalla Repubblica. Ne discende che debbono essere garantite non solo le tutele della sua dignità e della sua equa retribuzione, ma anche le condizioni di sicurezza. Dopo i casi di via Mariti e i tanti altri che li hanno preceduti e li hanno seguiti, questo Primo Maggio sarà accompagnato da una profonda tristezza. Dobbiamo dedicare a loro questa giornata. Possiamo pensare di celebrare questo Primo Maggio in nome e in memoria dei martiri di via Mariti che divengono, in memoria di tutti, martiri del lavoro. Forse il nome di quella stessa strada potrebbe essere così modificato, con l’aggiunta di una semplice data, per rendere indelebile il ricordo presso tutti i fiorentini di quella tragedia. I martiri di via Mariti diverrebbero simbolo di tutti i troppo numerosi caduti che sono usciti una mattina di casa con un arrivederci e che sono stati improvvisamente risucchiati da una morte improvvisa e, soprattutto, ingiusta. Questo Primo Maggio sia dunque la giusta ricorrenza dei martiri del lavoro: donne e uomini, quasi sempre giovani o giovanissimi, nel pieno della vita che sono mancati alla nostra comunità, improvvisamente, mentre la stavano servendo col loro impegno e la loro fatica.

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