
Racconti brevi che come lampi mettono a fuoco momenti, stati d’animo, storie, istantanee di vita e quotidianità. È il tappeto narrativo su cui si snoda "Il nome che portiamo", opera prima del pratese Sauro Venturini Degli Esposti che sabato alle 17.30 sarà presentata al Museo del Tessuto. Insieme all’autore saranno presenti lo scrittore Emiliano Gucci e il giornalista de La Nazione Piero Ceccatelli. Posti limitati, prenotazione a [email protected]. I racconti sono uniti dal forte riferimento identitario a Prato: alcuni sono ispirati a fatti accaduti, come l’eccidio della Fortezza – le escuzioni sommarie in Castello di cui furono vittime alcuni fascisti, il 7 settembre del ’44 –, altri raccolgono l’humus della città tessile, i suoi rumori, le fabbriche. "I racconti sono piccoli frammenti della vita di personaggi, una pennellata che tratteggia l’attimo ma anche quello che c’era prima e anche a quello che potrebbe esserci dopo", dice l’autore. Per Venturini, avvocato civilista classe 1964, questa è la prima pubblicazione, ma la passione per la scrittura parte da lontano. "Fin da piccolo - ricorda –. Poi a un certo punto la passione si è fatta spazio fra il lavoro e la carriera ed è sfociata nella collaborazione con la rivista pratese A Few Words". Il volume raccoglie oltre 50 brevi racconti scritti negli ultimi cinque anni, una parte di questi pubblicati proprio sulle pagine de La Nazione con cui la rivista ha collaborato per diversi anni. "Dal settembre 2017 alla fine del 2019 sono usciti nella rubrica ’Nel ventre’ alcuni miei lavori – aggiunge –. La scelta della forma breve nasce anche come esigenza di contenimento degli spazi affidati, ma è anche una modalità di scrittura che trae ispirazione dalla tradizione minimalista nord-americana".
E subito il pensiero corre a Raymond Carver. I personaggi sono fragili, velati, quasi evanescenti; neppure il nome con cui ognuno si identifica è in grado di restituire certezze. Il tratto dell’assenza, del distacco, vissuto più o meno dolorosamente, tra amanti, genitori, figli, fratelli, amici di infanzia, coniugi, fa scoprire che non si conosce mai abbastanza chi trattiamo con familiarità. "Il nome che portiamo", già in libreria, è edito da Sef Società editrice fiorentina.
Francesca Tassi