
Roberto Baldi, storico collaboratore de La Nazione, presenta il suo ultimo libro venerdì nel salone del consiglio comunale
Dove eravamo rimasti? Roberto Baldi, medico e giornalista pubblicista, storico collaboratore del nostro giornale, cessata la direzione di ben tre unità operative come primario, ci aveva raccontato nel suo stile ironico e frizzante la Prato di un tempo con libri che sono andati a ruba, alcuni editi da La Nazione (la serie "Prato com’era"), altri proposti dall’editore Pagliai di Polistampa con "C’era una volta Prato". Era la Prato della trasformazione industriale, la più rapida di tutte, che invogliava l’immigrazione dal sud con quelli di Panni dagli occhi azzurri celebrati da Nicola Longo, poi l’immigrazione da tutta Italia, da tutto il mondo perché tutta in stracci finiva la storia, come scriveva Curzio Malaparte. Prato nel mondo, il mondo a Prato mentre fervevano lotte sindacali, il comunismo si annacquava e si sottoscrivevano per primi gli accordi di lavoro fra imprenditori e operai.
Baldi abbandona in questo nuovo libro il suono delle sirene, le gore in città, la Prato del consumismo che chiamava conigliolo il coniglio per mantenergli il suono onomatopeico e il sapore, affrontando questa nuova avventura intitolata "I pratesi con la P maiuscola": sono elencati 60 concittadini eminenti nel campo della letteratura, commercianti e industriali, politici, penalisti, religiosi, ristoratori, sportivi. "Non siamo venuti al mondo perché ne mancava uno", è il sottotitolo dell’opera, a significare la singolarità del pratese. La presentazione sarà venerdì in Comune, nella sala del consiglio comunale, alle ore 16. A presentare l’ultima fatica di Roberto Baldi sarà Luigi Caroppo, responsabile de La Nazione di Prato. Ci saranno la prima cittadina Ilaria Bugetti, il vescovo Giovanni Nerbini, parlamentari pratesi. Potrebbe riuscire ad esserci anche il sottosegretario Silli, impegnato in Ecuador dove s’è recato per l’insediamento del nuovo presidente. E poi la celebre direttrice d’orchestra e pianista internazionale Vanessa Benelli Mosell, di ritorno da una Masterclass di pianoforte e direzione in Cina di un concerto con la Fuzhou Strait Symphony Orchestra al Fujian Grand Theater, e molti altri personaggi pratesi.
Il libro di Baldi coglie l’essenza di quei pratesi a cui tocca il compito di incanalare in varie forme il multiculturalismo di cui è dotata la città, una di quelle con maggiori etnie, in un ordine socializzante e comunitario di un’area protetta da mura trecentesche ma soprattutto dall’impegno dei suoi rappresentanti maggiori. Baldi ci racconta la Prato di personaggi emblematici come Yuri Chechi, Roberto Benigni, Sandro Veronesi, Edoardo Nesi. E poi tanti imprenditori geniali.
L’essere pratese, per dirla con Malaparte "è un mestiere e non fra i più facili, perché pratese vuol dire uomo libero e ingegnoso". Personaggi come quelli tratteggiati in quest’opera di Baldi aiutano a capire che un percorso di responsabilizzazione è già avviato. E che il primo dovere è quello di rendere testimonianza a questi ‘mohicani’. C’è una Prato che non vuol morire, e Baldi dà concime alle nostre radici.