La titolare della ditta interrogata per due ore "Non sapevo che Luana lavorasse da sola"

L’imprenditrice avrebbe detto di non essere a conoscenza delle lamentele della giovane. Perquisizione in azienda per documenti e fatture

Due ore di interrogatorio per Luana Coppini, la titolare della ditta tessile di Montemurlo dove il 3 maggio scorso ha perso la vita la ventiduenne Luana D’Orazio, agganciata e stritolata dall’orditoio al quale lavorava. C’è stretto riserbo intorno al contenuto del confronto con il sostituto procuratore Vincenzo Nitti, titolare dell’inchiesta, svoltosi martedì pomeriggio. Secondo alcune indiscrezioni, la titolare avrebbe rivelato di non essere mai stata informata dalla sua apprendista che talvolta veniva lasciata sola davanti al macchinario dal tutor che, invece, avrebbe dovuto seguirla nel lavoro. Dunque, la donna avrebbe fatto capire ai magistrati di non essere stata a conoscenza delle difficoltà lavorative in cui versava la giovane operaia, che più volte si era sfogata con il fidanzato proprio su questo aspetto, come testimonia un messaggio vocale inviatogli pochi giorni prima di morire. Sembra inoltre che la Karl Mayer, la ditta produttrice dell’orditoio killer, si sia espressa negativamente riguardo alla possibilità di trarre informazioni preziose dalla scatola nera del macchinario. Una memoria dalla cui analisi la Procura spera di poter avere informazioni sulla fase di lavorazione in cui si trovava il macchinario al momento dell’incidente mortale e sulla velocità a cui in quel momento stavano girando i rulli dell’orditoio che hanno stritolato Luana. Speranze destinate, a quanto pare, a restare frustrate se verranno confermate le indiscrezioni secondo cui quelle informazioni difficilmente potranno essere estrapolate e confluire quindi nella perizia che il consulente della procura, l’ingegner Carlo Gini, dovrà consegnare entro l’11 luglio.

Oltre a Luana Coppini, è stato convocato in Procura anche il marito della donna, Daniele Faggi, che però ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. I coniugi insieme al manutentore Mario Cusimano sono accusati di omicidio colposo e rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Cusimano era stato il primo ad essere ascoltato dalla procura, il 28 maggio, quando ribadì di essere un semplice addetto alle riparazioni dei macchinari e di non sapere perché quel maledetto 3 maggio non fossero entrati in funzione i dispositivi di sicurezza dell’orditoio. Faggi, invece, come fanno sapere gli avvocati Barbara Mercuri, Gabriele Capetta e Alberto Rocca, ha scelto di non rispondere "considerato che quanto lo riguarda in ipotesi è frutto di connotazioni e narrazioni ignote ad oggi".

Diversa la posizione della titolare dell’orditura che, assistita durante l’interrogatorio dai tre legali, "ha scelto di rispondere in coerenza con l’intento di non sottrarsi a doveri e responsabilità e di fare il possibile perché sia rimarginata la drammatica ferita che ha sconvolto tutti". L’interrogatorio, dicono ancora i legali, si è svolto "in un clima di confronto leale e la nostra assistita ha risposto a tutte le domande in modo franco. Non è mancata l’occasione per rammentare quanto l’attività da lei svolta come imprenditrice fosse improntata a spirito di condivisione con tutti i lavoratori", sottolineano ancora i difensori di Luana Coppini. Nel corso del confronto non le sarebbero invece state rivolte domande sulla possibile dinamica dell’incidente. Intanto emerge che, nei giorni scorsi, nell’orditura di via Garigliano è stata eseguita una perquisizione della Guardia di finanza su fatture di acquisto dei macchinari e documentazione della manutenzione.

Sara Bessi