MARTINA MAROTTA
Cronaca

La sfida di pensare insieme: "La filosofia per i bambini. Porsi domande è fondamentale"

Perazzolo, giornalista, insegna ai ragazzi con il metodo "philosophy for children". Sabato e domenica al Chiostro di San Domenico due workshop. Occorre prenotarsi . .

Perazzolo, giornalista, insegna ai ragazzi con il metodo "philosophy for children". Sabato e domenica al Chiostro di San Domenico due workshop. Occorre prenotarsi . .

Perazzolo, giornalista, insegna ai ragazzi con il metodo "philosophy for children". Sabato e domenica al Chiostro di San Domenico due workshop. Occorre prenotarsi . .

"Pensare insieme è la vera avventura" è il titolo dei due workshop condotti da Paolo Perazzolo, giornalista (lavora a Famiglia Cristiana) e "teacher expert in philosophy for children and community". Due incontri, sabato e domenica, dalle 11,30 al Chiostro San Domenico, il primo per bambini dagli 8 ai 10 anni ed il secondo per ragazzi dagli 11 ai 13. Obiettivo: spronare i partecipanti a sviluppare il pensiero critico attraverso la discussione in gruppo di video, immagini, testi.

Quanto è importante per i bambini porsi domande e mettersi a confronto con gli altri?

"Porsi delle domande è fondamentale, è un atto di coraggio ma è necessaria un’educazione al pensiero critico, alla convivenza, al rispetto delle regole. Il progetto della Philosophy for children fondato da Matthew Lipman nasce dalla necessità di insegnare il pensiero critico perché si era accorto che gli studenti avevano un’enorme difficoltà a fare passaggi logici ed argomentare le loro idee. Questo sistema di pensiero porta a porsi delle domande, a chiedersi cosa c’è dietro a quello che vediamo. Ci vuole coraggio per andare oltre ai luoghi comuni e ai pregiudizi che ognuno ha dentro di sé. È importante che i ragazzi imparino il rispetto degli altri, l’ascolto, e ad argomentare".

Perché raccontare la filosofia ai bambini?

"È fondamentale abituarli al ragionamento fin dai primissimi anni. Il metodo è rivoluzionario e la parola chiave è ‘filosofia con i bambini’. La figura che in gergo tecnico si chiama facilitatore ragiona con i bambini disposti in cerchio, introducendo elementi come immagini, video e testi, per far partire la discussione e lasciare che siano loro stessi protagonisti del pensiero".

I social che ruolo hanno in questo?

"Non bisogna demonizzare i social e il progresso tecnologico. La vera sfida è saper gestire l’uso delle nuove tecnologie. Dobbiamo chiederci chi insegna ai ragazzi questo uso responsabile. È compito di tutte le agenzie educative: famiglia, scuola, istituzioni. La grande scommessa è aiutare la persona in una fase di crescita a pensare, valutando ciò è buono e ciò che non lo è".

Cosa possono fare i genitori per incentivare lo sviluppo di queste capacità.

"Prima cosa che mi viene in mente: avere il coraggio di non dare il cellulare troppo presto ai figli. Accanto alle forme digitali deve esserci anche la lettura, che offre tutta una serie di impulsi al nostro cervello incomparabili con quelli che arrivano dalle immagini o dai social. Terza cosa il genitore deve preoccuparsi che l’esperienza del figlio non si limiti al virtuale ma abbia sempre momenti di confronto con il mondo reale, partecipando ad attività sportive con giochi di squadra o attività di volontariato". Per partecipare al workshop prenotarsi con una mail a [email protected]

Martina Marotta