
Il giudice Leonardo Chesi si pronuncerà il 7 dicembre, dopo le repliche di accusa e difesa, sull’omicidio di via Firenze a La Querce avvenuto nella notte tra lunedì 28 e martedì 29 dello scorso anno. Intanto il pubblico ministero Vincenzo Nitti ha chiesto una condanna a 16 anni di carcere per Christian Ottavi, 43 anni, imputato nel processo per l’omicidio del 44enne Mirko Congera, e per il tentato omicidio della sua compagna, Daniela Gioitta di 42 anni. Ieri mattina nel corso dell’udienza con rito abbreviato davanti al giudice Chesi sono emerse due verità diametralmente opposte.
Da una parte la ricostruzione della Procura che coincide con quanto raccontato anche dagli avvocati della parte civile (i legali Alberto Rocca e Rachele Santini), secondo cui quella notte Ottavi si sarebbe presentato alla porta della coppia, che abitava in via Firenze, per vendicarsi su Congera. Ottavi avrebbe infatti accusato il 44enne di non averlo aiutato e difeso quando, poche ore prima, era rimasto coinvolto in una discussione con quattro marocchini di fronte al sagrato della chiesa della Sacra Famiglia. Una rissa nella quale il 43enne sarebbe stato colpito con un bastone e per questo motivo avrebbe perso quattro denti. Armato di coltello e pieno di rabbia, Ottavi si sarebbe presentato di notte alla casa di Congera, avrebbe suonato il campanello e poi ferito a morte l’amico, colpendolo alla gola con un coltello.
Una ricostruzione che non ha niente a che vedere con quella proposta ieri dai legali difensori dell’imputato, gli avvocati Gabriele Braschi e Diego Capano. Secondo i quali Ottavi si sarebbe difeso da una aggressione da parte di Congera e della compagna di quest’ultimo. Secondo questa versione Ottavi dopo la rissa con gli stranieri si sarebbe fermato a casa della coppia e qui avrebbe visto della droga, minacciando di raccontare i dettagli di quella scoperta ai familiari della Gioitta. Questa sarebbe stata la molla dell’aggressione della coppia ai suoi danni. Le coltellate sferrate a Congera e Gioitta non sarebbero state altro che una legittima difesa per far fronte all’assalto in corso. Lo stesso Ottavi, ieri presente in aula, ha reso una dichiarazione spiegando che tutta la vicenda è stata una disgrazia e che lui non aveva alcuna intenzione di uccidere. Gli avvocati Braschi e Capano hanno chiesto l’assoluzione per il loro assistito in virtù della legittima difesa anche sulla base di incongruenze individuate nelle risultanze dell’indagine sull’omicidio. Sono intervenuti anche i legali della parte civile che hanno chiesto come risarcimento una provvisionale di 30.000 euro.
In aula ieri mattina era presente anche Daniela Gioitta, che quella terribile notte rimase gravemente ferita alla gola nel disperato tentativo di aiutare il fidanzato. Ottavi, amico di "bevute" del Congera, fuggì subito dopo l’omicidio ma venne visto da un testimone. I carabinieri lo rintracciarono poco dopo nella sua casa, a poche centinaia di metri di distanza dall’abitazione di via Firenze. Ottavi aveva una ferita alla mano e gli abiti sporchi di sangue. La sentenza è attesa per il 7 dicembre: dopo le repliche il giudice Chesi dovrà pronunciarsi ed emettere il verdetto.
Sa.Be.