La nuova frontiera C’è la biopsia liquida nella lotta ai tumori Ecco come funziona

Metodo praticato nel laboratorio di patologia oncologica dell’ospedale. Con un prelievo del sangue si analizzano le alterazioni del dna. delle cellule maligne e lo specialista può modulare l’iter terapeutico.

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La nuova frontiera C’è la biopsia liquida nella lotta ai tumori Ecco come funziona

Basta un prelievo di sangue per studiare il dna tumorale, che viene rilasciato spontaneamente dalle cellule maligne nel circolo sanguigno. E’ uno dei principali vantaggi della biopsia liquida, tecnica innovativa che viene praticata dal laboratorio di patologia molecolare oncologica dell’ospedale Santo Stefano da oltre cinque mesi. I vantaggi sono molteplici: a partire dal fornire una chance in più ai pazienti che altrimenti non potrebbero avere una diagnosi utile se non sottoponendosi ad un ulteriore intervento bioptico, non sempre possibile e certamente più invasivo e complesso del semplice prelievo ematico. "La messa a punto dell’analisi del dna circolante a partire da prelievi ematici ha richiesto un impegnativo lavoro di validazione - spiega la dottoressa Silvia Bessi, direttrice della struttura dipartimentale di patologia molecoale - anche perché abbiamo voluto analizzarlo con la stessa tecnologia altamente sensibile che impieghiamo per i tessuti solidi, ovvero il sequenziamento massivo di ultima generazione, che consente di evidenziare anche alterazioni meno frequenti, aumentando la possibilità di intercettare opzioni terapeutiche nei pazienti con mutazioni rare". La biopsia liquida offre altre opportunità di impiego: è utile anche per monitorare la risposta terapeutica in gruppi selezionati di pazienti con specifiche alterazioni. Con un prelievo ematico a cadenze temporali, stabilite in base alla terapia, si può studiare l’andamento del dna tumorale e identificare più precocemente rispetto alle indagini strumentali una eventuale ricaduta o l’insorgenza di mutazioni di resistenza al farmaco. Questo consente di fornire all’oncologo armi aggiuntive per modulare l’iter terapeutico. L’analisi su biopsia liquida è inserita nel percorso della neoplasia polmonare.

"Uno dei nostri obiettivi futuri - spiega Bessi - è di valutarne la fattibilità di estensione anche per indagare marcatori di altre forme neoplastiche, come per esempio nel cancro di ovaio, prostata, pancreas, attualmente testati su tessuto". La patologia molecolare oncologica afferisce all’Area diagnostica morfologica e caratterizzazione biomolecolare diretta dal dottor Mauro Biancalani ed è inserita nel Dipartimento oncologico, la cui direzione è affidata alla dottoressa Luisa Fioretto. Il laboratorio pratese analizza il materiale biologico per i pazienti oncologici seguiti nei vari ospedali dell’Asl Centro.

Come funziona? Il paziente esegue il prelievo ematico nell’ambulatorio dell’oncologia che lo ha in cura senza doversi spostare. Le provette sono inviate attraverso un servizio di trasporti interno all’azienda.

"Siamo in prima linea a livello regionale nell’impiego di questa tecnologia – afferma Biancalani – in genere eseguita nei centri universitari. Così possiamo aumentare le chance diagnostiche terapeutiche dei pazienti oncologici, per rispondere in maniera sempre più puntuale alla personalizzazione della terapia". "L’uso della biopsia liquida - spiega Fioretto - può consentire di catturare le modifiche genetiche che causano la neoplasia e seguirne l’evoluzione nel tempo. Inoltre permette di escludere trattamenti inefficaci risparmiando al paziente inutili tossicità. Richiede una stretta integrazione tra oncologi, i patologi e biologi molecolari".

Sa.Be.