
Anna Merendino consiglia Il Moro di Paolo Malaguti, edizioni Einaudi
La montagna è l’unico posto in cui vale la pena vivere. Questo il Moro, protagonista del libro di Paolo Malaguti, Il Moro della cima, lo sa con assoluta convinzione. Il libro (Einaudi, 2022) ci cala nella vita antica di malgari e contadini a Borso del Grappa, dove il Moro, al secolo Agostino Faccin, personaggio realmente vissuto, cresce con un’unica certezza: più sale in quota e più "il mondo gli assomiglia". Grazie alla scrittura di Malaguti, intrisa di dialetto veneto, ci avviciniamo con discrezione nell’universo intimo, ruvido e solitario del protagonista, attraversiamo con lui i boschi di larici fino ai prati in quota, dove accompagna le vacche al pascolo fin da ragazzo. Questo amore incondizionato per la montagna, il Moro sa anche raccontarlo e tutti desiderano averlo come guida, lui che conosce come nessun altro quell’erta scoscesa di pietre bianche e taglienti.
Quando gli viene offerto di diventare il primo guardiano del rifugio, lascia la famiglia a valle e sale sulla vetta. Ma quel rifugio è sulla cima del Monte Grappa e la Grande Guerra è alle porte. Così "La Grapa", una montagna femmina e materna, viene violata nella sua maestosa bellezza: il suo corpo viene sventrato da strade militari e strutture difensive, il silenzio rotto dal frastuono delle granate e il chiasso di alti gerarchi e soldati. Dal 1918 il Monte Grappa diventa fronte di battaglia, poi cimitero di ossa e infine un sacrario d’alta quota esaltato dalla propaganda fascista, dove giacciono i resti di 12.615 caduti, di cui 10.332 ignoti. Nonostante ciò, il Moro non abbandonerà la sua montagna e cercherà la sua personalissima vendetta. Questa è la storia di Agostino Faccin, ma anche la Storia che appartiene a noi tutti, come le grandi questioni del nostro tempo e del tempo passato: la devastazione della montagna per mano dell’avidità predatoria dell’uomo, l’inutilità di tutte le guerre, la propaganda politica e la vita contadina e pastorale in via d’estinzione, ma anche la capacità di resistere, magari salendo in quota, come faceva il Moro, per respirare quella libertà che solo le vette sanno regalare. Buon cammino e buone letture.
Anna MerendinoBibliotecariaSocietà Cooperativa Culture