La compagna di Astori: "Credo nella giustizia, tornerò in tribunale per la sentenza"

Dal cuore, al cuore. L’oggetto dell’udienza era la perizia cardiologica, ma i riflettori erano puntati su Francesca Fioretti, compagna di Davide Astori, madre della loro figlia Vittoria: per la prima volta, ha fatto la sua comparsa all’udienza del processo a Firenze per la morte del capitano della Fiorentina. E ci sarà di nuovo, il 2 aprile, per la sentenza: il 2 aprile. "Sarò ancora qui. Ho fiducia nella giustizia", ha detto uscendo dal palazzo di giustizia. Ha seguito tutta l’udienza, durata due ore e mezzo. Non c’era invece il professor Giorgio Galanti, pratese, ex direttore della Medicina Sportiva di Careggi e ultimo specialista ad aver visitato Astori. Per lui, l’avvocato Sigfrido Fenyes e il consulente Vittorio Fineschi.

Era il luglio 2017 quando il difensore viola ebbe l’ok alla visita agonistica firmato da Galanti. L’elettrocardiogramma e la prova da sforzo sono stati acquisiti dal pm Nastasi dopo la tragedia di Udine del 4 marzo 2018. Li consegnò ai suoi consulenti, da lì l’imputazione per Galanti.

Secondo quanto appurato dal professor Domenico Corrado dell’Università di Padova, consulente del pm, anomalie erano emerse già nella visita del luglio 2016, ma il medico avrebbe omesso di far fare ad Astori "ulteriori e più approfonditi" esami diagnostici su origine e causa delle extrasistoli e "per escludere una cardiopatia organica o una sindrome aritmogena". Il primo passo dei controlli di secondo livello sarebbe stato l’holter: con 24 ore indosso, l’apparecchio avrebbe potuto fornire, secondo il consulente del pm, il ’grading’ dell’aritmia ventricolare sconosciuta ad Astori e dare il via agli accertamenti di terzo livello, la risonanza magnetica cardiaca. "Ciò avrebbe consentito di diagnosticare la cardiomiopatia aritmogena, che si trovava in una fase iniziale asintomatica". Astori avrebbe dovuto fermarsi e iniziare una cura con betabloccanti.

Ma le conclusioni del cardiologo torinese Fiorenzo Gaita lasciano più dubbi sulla certezza che un holter avrebbe aperto la strada alla scoperta del male. E’ stato il punto più dibattuto dell’udienza di ieri.

E’ assodato che Astori non è mai stato sottoposto a questo accertamento. Secondo Gaita "avrebbe potuto, ma non con alta probabilità, vista la variabilità delle aritmie, identificare aritmie maggiori che, se documentate, avrebbero indirizzato ad ulteriori indagini di terzo livello".

Ste.Bro.