
POGGIO A CAIANO
Il primo cliente arriva intorno alle 10 del mattino, poi dopo pranzo è il turno dei ragazzi: un piccolo gruppo di cinque amici staziona sul marciapiede, parlano fra loro e si entra uno per volta. Stando alle immagini i ragazzi sono minorenni di nazionalità italiana e nordafricana. E così l’ingresso e l’uscita da quel portone di legno va avanti sino a sera tardi. Non c’è pace in via Umberto I a Poggio a Caiano: la casa-squillo sequestrata il 10 dicembre scorso, a quanto pare, è tornata in piena attività da diverse settimane. Altrimenti, per quale ragione solo uomini di tutte le età entrano dopo aver suonato il campanello o chiamato al cellulare dall’esterno, come segnalano i residenti della zona? Questa abitazione da anni è al centro delle cronache: ha ospitato i migranti del Cas, è finita nel dicembre 2018 nell’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il consorzio Astir e i suoi vertici riguardo alla gestione di otto centri di accoglienza (fra cui due a Poggio, due a Carmignano e tre a Prato) con l’ipotesi di accusa di frode in pubbliche forniture. Una volta liberato l’immobile, il consorzio Astir ha provato a venderlo oppure affittarlo e presumibilmente è stato affittato ad una imprenditrice cinese. Nel 2020 piove un’altra tegola giudiziaria: l’inchiesta della procura di Siena che ha portato all’individuazione di sette case squillo; in manette è finita una coppia di Poggibonsi, un uomo di 45 anni e di una donna di 37 anni ritenuta a capo dell’organizzazione. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore di Siena Silvia Benetti è durata oltre un anno. L’imprenditrice di nazionalità cinese era irregolare in Italia da dieci anni ma, nonostante ciò, riusciva a essere titolare di diversi contratto d’affitto sotto false generalità.
Le sette case squillo erano situate due in provincia di Siena, una ad Arezzo, una a Poggio, due a Empoli e una a Lastra a Signa. Furono individuate alcune prostitute cinesi sprovviste di permesso di soggiorno. Era il 10 dicembre 2020, quindi meno di sei mesi fa, quando la casa fu nuovamente sgomberata. I cinesi però sono tornati e il "lavoro" è ripreso. I residenti di via Umberto I hanno segnalato alle forze dell’ordine questo anomalo andirivieni di persone, lo stazionamento dei gruppi di ragazzi sul marciapiede, peraltro senza mascherina. Come è possibile che a soli sei mesi di distanza del blitz la casa sia tornata nella disponibilità di un affittuario, peraltro sempre cinese e l’attività a quanto pare sia ripartita a pieno ritmo?
M. Serena Quercioli