Ogni notte programma la sveglia dello smartphone all’ora della poppata e si collega con la moglie per farle compagnia. Una videochiamata è l’unico contatto con lei e il loro figlio, nato il 27 ottobre, che ancora oggi lui, padre risultato positivo al Covid prima della nascita del bambino, non ha potuto conoscere se non attraverso lo schermo di un telefonino. L’esito infausto del tampone ancora positivo al terzo tentativo, il call center dedicato e messo a disposizione dalla Asl (055.5454777) quasi impossibile da contattare se non dopo un’attesa di oltre mezz’ora e l’incertezza di non avere nessuno a cui rivolgersi. Sono più o meno 15.000 i pratesi isolati dal virus (5.000 in isolamento e 10.000 in quarantena secondo i dati dell’Asl): tra loro c’è anche Marco N. padre di un bambino nato il 27 ottobre che ancora oggi non ha potuto vedere né abbracciare. Non una coccola, non un sorriso dal papà costretto a stare lontano da lui perché positivo. Il dipartimento di igiene dell’Asl, dopo le prime due settimane di isolamento e il tampone di controllo positivo, ha escluso che l’uomo possa tornare a casa nonostante anche la moglie sia positiva. "Due positivi insieme assolutamente no", è stata la risposta del dipartimento. E così con grande abnegazione e dolore Marco ha rinunciato ad abbracciare la moglie e a vedere il bambino. Sono passati 25 giorni, e ancora non c’è il via libera dell’Asl per tornare a casa. Non importa se la legge dice che dopo 21 giorni, senza sintomi da dieci, anche chi è positivo può uscire di casa. Il via libera ufficiale non è ancora arrivato e così nell’incertezza di sapere cosa fare e a chi rivolgersi Marco è ancora isolato in una stanza protetta a casa dei genitori senza sapere quando potrà finalmente vedere suo figlio nato 25 giorni fa. Sono gli effetti della burocrazia uniti a quelli del Covid, un virus che entra nella vita delle persone e ribalta gli equilibri, anche quelli più consolidati della nascita e della carezza di un padre al figlio venuto al mondo. "Non so come comportarmi, non voglio certo mettere a rischio la salute del mio bambino, ma non averlo mai potuto ancora vedere è straziante", dice. Domani tenterà di contattare di nuovo il dipartimento di prevenzione per chiedere se sia possibile sbloccare l’isolamento, ma soprattutto per avere rassicurazioni. In questo periodo sono necessarie. Forse anche vitali.
Silvia Bini