
Il genio libero di Walter Albini. La mostra al Museo del Tessuto è un magico viaggio nella moda
di Maria Lardara
PRATO
"I suoi abiti erano felici e lui aveva la capacità di rendere bella ogni donna". Gli occhi di Paolo Rinaldi brillano come quelli di chi sa di aver fatto la cosa giusta: una corposa donazione fatta al Museo del Tessuto, dieci anni fa. Ora è come se "lui" aleggiasse con il suo talento e genio, fra i disegni dei primi abiti in maglia disegnati per Krizia e dei completi Callaghan, fra i sontuosi capi della linea a marchio Wa e Misterfox e le collezioni con ispirazione etnica disegnate per Trell. "Lui" era lo stilista Walter Albini e Paolo Rinaldi il suo collaboratore più stretto. Che non ha dubbi sulla mostra inaugurata ieri al Museo del Tessuto (visitabile fino al 22 settembre), "Walter Albini. Il talento, lo stilista" a cura di Daniela Degl’Innocenti ed Enrica Morini: "Walter sarebbe contento di questa mostra perché lo rappresenta bene – dice –. Difficile trovare l’oggetto più iconico: il suo stile cambiava continuamente. Colpisce la sua capacità di mettere insieme tessuti diversi in questo completo disegnato per Callaghan, tanto per fare un esempio". Rettangoli a scacchiera per la gonna, righe in diagonale per la giacca: il modello preso in prestito dalla collezione Massimo Cantini Parrini è uno degli oltre 400 pezzi che accompagnano il visitatore lungo il percorso espositivo che si snoda a piano terra e al primo piano su una superficie di oltre mille metri quadrati. A rendere giustizia al padre del prêt-à-porter che cambiò l’approccio al mondo della moda coniugando filiera industriale e creatività è questa mostra che racconta lo stilista scomparso prematuramente nel 1983. "Torniamo a parlare di made in Italy dopo la mostra su Ferrè", è l’annuncio del direttore del Museo del Tessuto Filippo Guarini. Esplorare l’universo creativo di Albini ci fa viaggiare nella storia della moda italiana fra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta: per la prima volta la mostra affianca a materiali grafici molti abiti, accessori e tessuti spesso inediti.
"Sono certa che sarà fonte di ispirazione per tanti creativi di moda – sottolinea la presidente della Fondazione Museo del Tessuto Fabia Romagnoli - Un risultato che non sarebbe mai stato possibile senza il lavoro approfondito delle curatrici e la generosa partecipazione di tanti donatori privati e istituzioni pubbliche". Una mostra che obbedisce a un filo cronologico e narrativo allo stesso tempo perché, per dirla con le parole della co-curatrice Degl’Innocenti, "Albini era figlio del suo tempo e la via cronologica era l’unica che permetteva di narrare una storia ai visitatori". Una storia che non si racconterebbe se, fra il 2014 e il 2016, Paolo Rinaldi non avesse deciso di donare al museo pratese oltre 1.700 oggetti fra bijou, bozzetti, disegni, fotografie, documenti, libri, abiti e tessuti che documentavano la capacità progettuale del grande stilista visionario. "Avevamo un puzzle con tante tessere diverse da incastrare – racconta la co-curatrice Enrica Morini - C’era la storia, c’erano i disegni, ma non i vestiti". È qui che sono entrati in gioco gli archivi di tanti collezionisti coinvolti. Campeggia nelle prime sale della mostra una gigantografia in bianco e nero che ritrae Albini con Mariuccia Mandelli, in arte Krizia. Fra i due il feeling scattò a Parigi, a metà degli anni Sessanta. Il sodalizio andò avanti fino al 1967, giusto il tempo di sviluppare quella maglieria che rese celebre Krizia e sfoggiata nelle prima teche in esposizione. "Con Krizia gli inizi di Albini furono pop", puntualizza Morini.
Nella sala a piano terra viene ricostruito il periodo della formazione, dagli esordi come disegnatore per riviste di settore alle collezioni unitarie, passando per le collaborazioni con marchi come Baldini, Krizia, Cadette, Paola Signorini, Princess Luciana, Glans, Annaspina, Montedoro, Diamant’s, Misterfox, Sportfox, Basile, Callaghan (dal 1959 al 1972). Il percorso prosegue al piano superiore con le creazioni a marchio Wa presentate a Londra, Venezia e Roma tra il 1973 e il 1974 accanto ai capi della seconda linea Misterfox. Fioccano elogi per il nuovo evento espositivo. Per l’assessore alla cultura Simone Mangani "la vocazione del territorio, che conserva e tutela il passato ma ha a cuore il futuro, sta tutta dentro il Museo del Tessuto" mentre Sauro Venturini Degli Esposti, rappresentante del comitato di gestione per la Fondazione Cassa di Risparmio, sottolinea il respiro internazionale della nuova mostra.