
Mentre si percorre via Bisenzio a San Martino, man mano che ci si avvicina alla Casa del popolo si sentono sempre più fragorose le risate dei ‘fedelissimi’, come piace definirsi a loro. I frequentatori abituali del circolo di Coiano riaperto da ieri come gli altri della città, grazie all’ingresso della Toscana in zona gialla. Tazzina di caffè in mano, qualcuno che beve una grappa: il dopo pranzo ricomincia lentamente a riprendere le sembianze dell’era pre Covid. Sono tornati gli anziani ad animare le sedi Arci e Acli chiuse per mesi. Le belle giornate aiutano il ritorno alla normalità perché con le norme imposte dal dpcm non è ammessa la consumazione al bancone, non è ammesso sostare all’interno del locale e quindi i tornei di briscola, scopa e tresette hanno lasciato il posto alle chiacchiere. Rrigorosamente all’esterno del circolo.
"Si parla un po’ di tutto. Il lunedì è dedicato al calcio. Perché non si possono mettere dei tavolini fuori e fare una partita a carte?" chiede Piero, mascherina alla bocca, camicia sportiva e jeans. "Perché si fa assembramento. Se ci si mette a giocare dopo pochi minuti ci sono 20 persone intorno al tavolo, via non si può", ribatte il compagno seduto a fianco. "Io ho sempre rispettato le regole, ma sono contento di essere tornato. Il pomeriggio senza circolo non esiste: è dal 1975 che vengo qui tutti i giorni – racconta Mario Fattori, tra i più anziani frequentatori –, ma vedere tutte quelle sale vuote fa una certa tristezza".
Da ieri i circoli hanno potuto riaprire, ma le attività sono limitate a qualche caffè e colazione da asporto. Incassi troppo magri per tirare avanti un’attività con dipendenti a carico, che svolge una funzione importantissima come punto di ritrovo dei pensionati a rischio solitudine. "Ci hanno abbandonati – chiosa Rocco Zambri, vicepresidente del circolo –. Tirare avanti è dura. Apriamo con l’idea di rimetterci soldi tutti i giorni". Tra bollette, affitti e dipendenti, i conti non tornano da mesi. "Abbiamo delle idee, vorremo aprire una pizzeria per cercare di recuperare almeno parte di quanto perso – aggiunge Zambri –. Solo di Imu e Tari paghiamo 12mila euro l’anno, non abbiamo avuto ristori, nessuno che si sia preso la briga di aiutarci. Come enti a bilancio zero evidentemente non interessiamo, ma i circoli sono da tutelare perché aggregano le persone".
L’idea è inaugurare una pizzeria. La speranza è poter tornare presto ad aprire almeno la sala da ballo chiusa dall’8 marzo. Fuori nel piazzale del circolo la discussione sulla domenica di calcio si fa più animata. Gli anziani sono seduti su panche di cemento, con la mascherina e distanziati tra loro. Tutti hanno ricevuto almeno la prima dose di vaccino: "Siamo più tranquilli adesso che abbiamo fatto l’iniezione", dicono. Fuori l’aria che si respira è quella di sempre, ma varcata la soglia del circolo piomba il silenzio. "Francesco aspetta che prima devo servire un’altra persona – dice la banconiera costretta a sopravvivere da marzo con appena 160 euro di cassa integrazione –. E’ dura, ma proviamo a ripartire".
Silvia Bini