REDAZIONE PRATO

Il caso delle frasi "diffamatorie". Trattativa chiusa e querela rimessa

I contorni della transazione fra Fondazione e Perrella non sono stati resi noti. E’ mistero sulla cifra pattuita

Fra le tante gatte da pelare che il Centro Pecci ha affrontato negli ultimi mesi, c’è stata pure la querelle giudiziaria fra il presidente della Fondazione Lorenzo Bini Smaghi e l’ex direttrice Cristiana Perrella, licenziata in tronco nell’ottobre 2021. Strascico che non è legato alla causa sul lavoro intentata da Perrella, ma sulla querela per diffamazione che l’ex direttrice presentò dopo l’audizione di Bini Smaghi in commissione controllo e garanzia dove fu chiamato a riferire poco dopo il licenziamento.

In seguito alla denuncia il gip ha disposto, nel giugno scorso, l’imputazione coatta per Bini Smaghi, nonostante la richiesta di archiviazione della Procura, ritenendo le frasi dette dal presidente in commissione (in diretta streaming e quindi potenzialmente visibili da chiunque) "lesive della professionalità e dell’immagine" della critica d’arte. "Gli atti del procedimento depongono in modo serio per la sussistenza del reato di diffamazione", aveva commentato il giudice. In questi mesi, però, le parti in causa hanno trovato un accordo sul risarcimento del danno e Perrella ha già rimesso la querela penale. Manca l’ultimo passaggio: il giudice dovrà emettere la sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Bini Smaghi. Una pura formalità. La transazione è stata ratificata in gran segreto e la cifra del risarcimento a favore di Perrella non è stata resa nota in quanto le parti hanno firmato un accordo di riservatezza. E’ pacifico che a pagare sarà la Fondazione. A meno che non sia lo stesso cda a svelare i termini dell’accordo (già in commissione controllo e garanzia a luglio Bini Smaghi era stato sollecitato a riferire sulla questione ma lo stesso si era trincerato dietro l’accordo di ’riservatezza’), si dovrà attendere la variazione del bilancio 2023 (che è pubblico) per sapere a quanto ammonta la cifra che la Fondazione ha corrisposto a Perrella per rimettere la querela.

La ruggine fra Bini Smaghi e Perrella risale all’ottobre 2021 quando il cda comunicò il licenziamento della direttrice tramite un comunicato stampa, all’insaputa della diretta interessata. Fu l’inizio del terremoto. Ma quello che mandò su tutte le furie Perrella, oltre allo sgarbo istituzionale, furono le dichiarazioni di Bini Smaghi in commissione: "Il Pecci è la bella addormentata dell’arte contemporanea". "Il museo ha bisogno di un cambio di passo che la direttrice non è stata in grado di dare". Adesso è acqua passata.

Laura Natoli