REDAZIONE PRATO

I sindacati: subito nuovo patto sulla sicurezza "Finora il caso Luana non ha insegnato niente"

Appello alla collaborazione: "Il protocollo è già pronto, ora gli imprenditori devono firmarlo e poi applicarlo in tutte le fabbriche"

"I numeri dei morti sul lavoro in Italia e nel nostro distretto in particolare...che cosa indegna". Massimiliano Brezzo non può avere peli sulla lingua. Perché, una volta di più, la misura è colma: "L’appello che lanciamo ai nostri imprenditori è di firmare al più presto, subito, la piattaforma su salute e sicurezza sui luoghi di lavoro proposta dai sindacati unitari ed elaborata in seguito alla morte a maggio di Luana D’Orazio. E quindi, la piattaforma va immediatamente applicata, azienda per azienda, macchinario dopo macchinario". La riflessione del segretario della Filctem Cgil Prato va dritta al bersaglio: "Qualcosa non va, dobbiamo intervenire immediatamente, anzi dovevamo averlo già fatto. La verità – insiste il rappresentante dei dipendenti tessili – è che in Italia si muore di lavoro come prima del Covid se non di più, e come se non bastasse con modalità simili – a prescindere, precisa, dal caso specifico di venerdì sera – a quelle di cinquanta anni fa".

Ragionamento che segue il filo di quello fatto da Lorenzo Pancini, segretario provinciale della Camera del lavoro: "Il sindacato con patti e protocolli ha fatto, durante l’emergenza pandemica, un grande lavoro sulla sicurezza per consentire alle imprese di restare aperte. Cgil, Cisl e Uil Prato hanno avanzato una piattaforma unitaria per un patto territoriale per la salute e la sicurezza sul lavoro. E’ arrivato il momento di dare vita a quel patto". Riprende il ragionamento Brezzo: "Prima di Sabri, l’ultimo infortunio mortale nel tessile pratese risaliva a qualche anno fa, almeno 7 o 8, e non coinvolgeva macchine della produzione, fu un incidente con il muletto. Poi, all’improvviso, il 2 febbraio Sabri Jaballah, pratese di origine tunisina, 23 anni, muore schiacciato sotto una pressa in un’azienda di Montale. Quindi tocca a Luana, a maggio, straziata da un orditoio a Oste. Adesso Giuseppe Siino, ucciso dai rulli. Tre morti a causa dei macchinari in sette mesi, ovvio che qualcosa non funziona nel sistema". Forse, è l’amara constatazione di molti, ci voleva un’altra vittima per arrivare finalmente alle firme degli accordi e agli interventi tecnici sui macchinari che troppo spesso da fonti di profitto e occupazione diventano strumenti di morte. Sviluppare le misure di prevenzione, la formazione, l’addestramento, la professionalità del lavoratore, più controlli: questi gli obiettivi della piattaforma ipotizzata per e sulle specificità del distretto ma ancora, in sostanza, lettera morta. Concetti ripresi e rafforzati da Luca Barbetti, segretario dei tessili Cgil per la provincia di Firenze: "Aiuteremo la famiglia di Giuseppe Siino, e aspettiamo di saperne di più sulla dinamica. In ogni caso dico che non abbiamo fatto tesoro della lezione della pandemia, ora il ritmo degli infortuni è superiore a quello della produzione". Aggiunge Annalisa Nocentini, segretario generale della Uil Toscana: "Cinque morti sul lavoro in Toscana nel giro di tre settimane. Ormai è difficile anche trovare le parole giuste per esprimere lo sdegno per l’ennesima tragedia che colpisce al cuore tutto il Paese. Non possiamo abbassare la guardia, né girare la testa da un’altra parte: le lavoratrici e i lavoratori chiedono, vogliono risposte. La sicurezza sui luoghi di lavoro non è un diritto sui cui si può mercanteggiare".

Simone Boldi