LAURA NATOLI
Cronaca

Giovanni Iannelli, vita spezzata in bicicletta. Il padre: "Chiedo un processo giusto"

Prato, Carlo Iannelli chiede solo una cosa per il 2023: un processo giusto per la morte del giovane corridore. Aveva 22 anni quando si schiantò contro una colonna lungo la strada che portava all’arrivo

Giovanni Iannelli, 22 anni, ha perso la vita nella gara ciclistica

Prato, 4 gennaio 2023 - "Al 2023 chiedo solo che venga celebrato un giusto processo per la morte di mio figlio Giovanni Iannelli, un ragazzo innocente di 22 anni". Non si dà pace Carlo Iannelli. "No mi arrendo", ribadisce il babbo del ciclista pratese morto nell’ottobre del 2019 mentre partecipava all’87° Circuito Molinese di Molino de’ Torti, in provincia di Alessandria. Una gara amatoriale che doveva segnare il ritiro di Giovanni dal ciclismo, sua passione fin da bambino. A 160 metri dal traguardo, in volata, Giovanni cadde dalla bici dopo aver toccato un compagno e andò a sbattere su un pilastro lungo la strada. Il ragazzo morì il giorno successivo in ospedale. Da quel giorno il padre chiede che venga fatta giustizia insistendo sul fatto che durante la gara non erano state rispettate le norme sulla sicurezza o che comunque si sarebbe potuto fare di più per garantire la sicurezza lungo il circuito. "Non smetterò di lottare perché davvero ci siano verità e giustizia per la morte di mio figlio. Per averle serve necessariamente un processo, che è un principio di civiltà, un diritto sacrosanto specie per la parte offesa, per una famiglia che ha perso un figlio strappato alla vita nel fiore degli anni", ha spiegato Iannelli che ha fatto della sua battaglia una ragione di vita rivolgendosi a tutti: dal presidente della Repubblica, al ministro della Giustizia, al presidente della Federazione, al sindaco Matteo Biffoni.

Il padre di Giovanni vuole solamente che venga celebrato un "giusto" processo nel quale ci possa essere un contraddittorio tra le parti. Processo che non c’è mai stato in quanto il gip di Alessandria, su richiesta della Procura, ha archiviato il caso non riscontrando responsabilità nella condotta degli organizzatori della gara. Una decisione che a Iannelli non è mai andata giù in quanto – sostiene – di avere in mano "evidenze" che provano come su quel circuito "si poteva fare di più in termini di sicurezza". La Procura di Alessandria, in un primo momento, aveva indagato i tre organizzatori della gara, tre pensionati. Le indagini sono state lunghe e complesse, sono state fatte tre perizie e sono stati sentiti i compagni di Iannelli che, poco prima dell’incidente, gareggiavano vicino a lui. Tutti hanno confermato come il ragazzo, mentre era in volata, abbia toccato un compagno vicino.

Nell’impatto la bici è stata sbalzata contro muretto e uno dei pedali ha picchiato contro il marciapiede facendolo volare contro una colonna sporgente lungo la strada. La rabbia del padre del ragazzo si rivolge soprattutto su quella colonna sporgente, che non era stata protetta. In realtà, le indagini hanno accertato che il regolamento della gara prevedeva come solo gli ultimi cento metri del percorso fossero messi in sicurezza con le transenne. Giovanni si trovava a 160 metri. La Procura ha accertato che non tutti i cento metri previsti per legge fossero stati messi in sicurezza (una ottantina solo) ma il fatto che Iannelli si fosse schiantato contro il pilastro a 160 metri dall’arrivo faceva venire meno il nesso di causalità tra la morte del ragazzo e la mancata sicurezza. I tre organizzatori avrebbero potuto adoperarsi per usare maggiore cautela ma questo non vuol dire – secondo la Procura di Alessandria e il gip che ha disposto l’archiviazione – che erano stati negligenti. Per mettere a tacere le polemiche è intervenuto il procuratore di Alessandria, Enrico Ceri, che rispondendo alle insistenze del sindaco Biffoni ha spiegato: "E’ stato fatto il possibile per chiarire le circostanze della morte di Giovanni Iannelli ma non sono emersi profili di colpa nei confronti di nessuno dei tre indagati". Sul caso una interrogazione parlamentare sull’operato della Procura piemontese a cui ha risposto l’ex ministro Cartabia: "Le indagini sono state svolte in maniera corretta".