
E’ aperta la caccia all’uomo, che è riuscito ad evadare dalla questura foto d’archivio
Sembra una scena da film d’azione, ma è stato tutto vero. Un pericoloso criminale cinese arrestato in città è riuscito a togliersi le manette e a fuggire conquistando la via di uscita attraverso i corridoi della questura durante le operazioni di riconoscimento. Un’evasione da film, che si è consumata nella giornata di giovedì, dopo che la squadra mobile pratese era riuscita ad individuare, con varie peripezie, uno dei più importanti spacciatori orientali in Italia.
Il protagonista dell’arresto e della rocambolesca fuga si chiama Jang Bobo, cinese di 38 anni, più volte condannato con sentenze definitive dalle autorità giudiziarie italiane per reati di droga. Quando l’altro giorno è stato intercettato in città dai poliziotti della squadra mobile, il trafficante internazionale è stato trovato in possesso di mezzo chilo di droga sintetica - in particolare shaboo e ketamina -, di alcune migliaia di euro e di un passaporto di Taiwan. Tutti materiali che sono stati posti sotto sequestro dalla polizia.
L’uomo è stato trasferito dagli agenti negli uffici della squadra mobile: ed è in quel frangente, sebbene ammanettato, che è riuscito a liberarsi dai "ferri" e a darsi alla fuga.
"L’evasione – scrive il procuratore Luca Tescaroli in una nota in cui fornisce notizia dei fatti – è stata possibile anche in considerazione dell’inadeguatezza degli organici della pur efficiente squadra mobile pratese, impegnata in numerose investigazioni coordinate da quest’ufficio". Il cinese 38enne, secondo gli inquirenti, è una delle figure chiave del narcotraffico legato a una frangia della comunità cinese e ’vanta’ un lungo curriculum. Jang Bobo era già noto alle autorità giudiziarie di Prato e Milano per reati legati allo spaccio di stupefacenti.
Il 2 febbraio 2024, mentre era sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, venne sorpreso in possesso di 20 grammi di metanfetamina, una pistola semiautomatica calibro 45 con cinque proiettil in argento inseriti nell’arma, un coltello a serramanico, numerose armi bianche tra cui due machete e un pugnale, oltre a strumenti da scasso ed una fiamma ossidrica artigianale.
Le ulteriori indagini sui suoi telefoni avevano svelato un complesso sistema criminale: Bobo sarebbe stato un punto di riferimento per un’organizzazione dedita allo spaccio, alla produzione di documenti falsi e al commercio illecito di beni di lusso, presumibilmente rubati.
Nonostante la gravità dei fatti e la richiesta avanzata dalla procura della custodia cautelare in carcere, il giudice per le indagini preliminari di Prato aveva inizialmente disposto per lui solo il divieto di dimora nelle province di Prato, Firenze e Pistoia.
Una misura che la procura pratese ha subito impugnato: grazie all’appello ha ottenuto la riforma dell’ordinanza con applicazione da parte del Tribunale del Riesame di Firenze della misura della custodia cautelare in carcere, che è diventata definitiva il 3 luglio scorso con il rigetto del ricorso da parte della Corte di Cassazione. Il resto è cronaca delle ultime 24 ore. Intanto continuano frenetiche le ricerche dell’uomo sfuggito alla custodiia.
Sara Bessi