
Era orgoglioso della sua mustang rossa decappottabile, sogno giovanile realizzato da grande
Libero, visionario, anticonformista, generoso. Marco Duradoni era un uomo fuori dal comune, una persona speciale, con la sua intelligenza così viva, la sua simpatia, la sua apparente leggerezza. E’ stato un grande imprenditore, ma è stato anche molto altro. Ieri alla Pietà l’ultimo saluto, con tanti amici e mille ricordi, perché la sua vita sarebbe un romanzo da scrivere. Meglio, un film da girare, per raccontare intuizioni formidabili, battaglie, risate.
Veniva da Narnali e faceva il bancario. Un giorno immaginò di produrre videocassette, quando in Italia non esistevano neppure i lettori vhs. Arnolfo Biagioli credette alla sua idea e lo aiutò ad avviare la prima impresa da pioniere. Andò da Cecchi Gori, che per poche lire gli concesse i diritti dei suoi film. Partì dalle comunità italiane all’estero, nei Paesi in cui la nuova tecnologia aveva iniziato ad affermarsi, e fu un successo. Quando le videocassette diventarono bene di largo consumo, capì di non avere spalle abbastanza larghe per competere e si specializzò in film d’autore. Pezzo dopo pezzo costruì un catalogo incredibile, dopo aver acquisito i diritti grazie a trattative fatte di audacia e colpi di genio. Intuì per primo il potenziale dei dvd: un altro cambiamento, subito colto al volo. Quando Cecchi Gori lanciò la sua Home Video lo fece socio, l’unico, e vicepresidente. Faceva tutto lui, nel suo quartier generale in viale Borgovalsugana. Non poteva durare, troppe erano le pressioni per spostare la sede a Firenze. Allora Duradoni si mise in cerca dell’immobile più vicino a Prato con il prefisso 055 e lo trovò a Capalle. Poi arrivò il periodo delle tv. Cecchi Gori acquisì Canale 10 di cui gli affidò la gestione, quindi lo coinvolse nella tratattiva con Colaninno per Telemontecarlo. Fu allora che incontrò Berlusconi. "Come fa ad essere alleato dei comunisti?", gli chiese. "Cavaliere, lei fa una politica un po’ da bottegaio. Parla di tasse, di soldi. La politica è anche sogno", fu la risposta spiazzante che amava ricordare di aver dato.
Comunista Marco Duradoni non lo era di certo. Fu consigliere comunale con la Dc. Fondò perfino una corrente, I garibaldini, un gruppo pugnace di gente libera come lui, che intendeva combattere il "sistema" di relazioni fra Pci, Curia e massoneria. Getta un sasso nello stagno, vota Duradoni lo slogan della sua campagna elettorale. Un giorno ebbe un diverbio molto acceso con il sindaco Loengrin Landini, che aveva introdotto il segnatempo per gli interventi: quando lo interruppe, principiò daccapo il suo discorso al grido Questa non è democrazia. Con Carlo Montaini, all’epoca socialista potentissimo, venne alle mani alla buvette. Motivo del contendere la nascente Prato Expo, che per semplificare le solite burocrazie l’allora assessore aveva registrato a proprio nome. Duradoni non usava giri di parole, il politichese è una lingua che non ha mai parlato. Nel 2023 provò senza successo ad acquisire la maggioranza di Tv Prato, che la Curia aveva messo in vendita. Ci restò male, anche perché era rimasto l’unico dei finanziatori che anni prima avevano accolto l’appello del vescovo Simoni per rilanciare l’emittente. Era invece contento di essere entrato nel consiglio di indirizzo della Fondazione Cassa di risparmio, caldeggiato dall’allora sindaco Biffoni.
Aveva tanti amici, fra questi Roberto Benigni, che conobbe quando non era ancora nessuno e bazzicava il Metastasio. Ne intuì subito le grandi doti e fu il suo primo produttore. Roberto non dimentica: sulla Nazione oggi lo ricorda con affetto e gratitudine in un necrologio, assieme a Nicoletta Braschi. Duradoni sapeva riconoscere i talenti ed era generoso nel farli crescere, ha aiutato tante persone. Non si dava mai arie di importanza, vestiva con le prime cose che capitavano. Che meraviglia la sua risata, che vivacità nei suoi occhi. Che divertimento starlo ad ascoltare. Negli ultimi tempi le sue condizioni di salute erano peggiorate, e lui scherzava sulla malattia e la morte, magari accendendosi una sigaretta. Era un grande, Marco Duradoni.