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Crisi Gegè, cassa integrazione per i lavoratori Futuro meno nero: sei aziende interessate

L’accordo trovato in Regione dà speranza ai 65 dipendenti. Che potrebbero riavere il posto: la futura proprietà dovrà riassumere gli operai

Crisi Gegè, cassa integrazione per i lavoratori Futuro meno nero: sei aziende interessate

I 65 dipendenti di Gegé Italpizza potranno usufruire della cassaintegrazione fino a fine anno. Questo è l’accordo trovato ieri mattina al termine del tavolo di crisi che ha visto presenti sindacati Cgil e Cisl, l’assessore comunale Squittieri, Fabiani in rappresentanza della Regione Toscana, i rappresentanti di Gegé Italpizza, e Ravone curatore della liquidazione giudiziale di Compagnia Italiana Alimentari. Di fatto da oggi i dipendenti dello stabilimento di Casale di Gegé Italpizza tornano in organico a Compagnia Italiana Alimentari, società in liquidazione giudiziale: questo consentirà di andare al ministero e di chiedere la cassaintegrazione per cessazione dell’attività. L’obiettivo è quello di arrivare alla firma dell’accordo dal ministero entro metà marzo, così da fare avere ai lavoratori l’assegno di cassaintegrazione già da aprile. Ammortizzatore sociale che sarà retroattivo con validità da oggi. Da parte propria Gegé Italpizza, che da questa settimana ha cessato le lavorazioni a Prato, si impegnerà a mantenere attivo il sito produttivo di Casale. Dentro non ci lavorerà nessuno, ma verranno tenute funzionanti le utenze e i macchinari. In questo modo si faciliteranno le procedure di vendita all’asta dell’attività di Compagnia Italiana Alimentari. Secondo quanto raccontato dai sindacati, infatti, ci sarebbero già sei aziende interessate a rilevare l’attività. La base d’asta ancora non c’è, ma già entro la fine di questa settimana verrà quantificato l’importo minimo per rilevare Cia. Il 15 maggio, poi, si terrà il primo tentativo di vendita. Dalla curatela della liquidazione giudiziale di Cia fanno sapere che si è lavorato per "salvaguardare gli interessi dei creditori e dei dipendenti dell’attività".

Chi rileverà lo stabilimento di Casale dovrà rispettare una serie di accordi presi in seno del tavolo di crisi, che resterà operativo anche nel corso delle prossime settimane. Prima di tutto la futura proprietà dovrà riassumere tutti i 65 dipendenti di Cia, poi dovrà lasciare attivo lo stabilimento di via Don Facibeni e inoltre assicurare il contratto dell’industria alimentare che è migliorativo rispetto a quello della panificazione. "Per come eravamo partiti, con la chiusura in tronco dal 12 febbraio è stato un grande risultato arrivare alla cassa integrazione – spiegano Silvia Ghilardi, segretario generale di Flai Cgil, e Andrea Piccini di Fai Cisl –. C’è stato uno sforzo da parte di tutti gli attori in causa per cercare di garantire tutele ai lavoratori e di prendere tempo per assicurare la futura ripartenza con una nuova gestione dello stabilimento di Casale". "E’ un accordo importante, perché qui rischiavamo di perdere tutto, posti di lavoro e sito produttivo – spiega Fabiani che nel tavolo ha rappresentato la Regione – l’azienda e soprattutto i lavoratori, che grazie a quell’accordo verranno tutelati da un ammortizzatore sociale, sono messi in sicurezza".

Ricordiamo che ieri mattina i lavoratori si erano ritrovati in corteo a Firenze sotto il palazzo della Regione in attesa degli esiti del tavolo di crisi. L’accordo verrà esplicato venerdì anche ai lavoratori ieri assenti a Firenze nell’ambito di un’assemblea all’interno dello stabilimento di Casale. Sito produttivo dove ieri mattina si è ritrovato in corteo il Pd pratese. "La bandiera del Pd deve stare qui, davanti ai cancelli della Gegè insieme ai lavoratori – dice il candidato alla segreteria regionale Emiliano Fossi –. Se il Pd non sta davanti alle fabbriche, come fa a parlare con i lavoratori? Torniamo a dare voce a chi è più debole, torniamo a fare il Pd".

Stefano De Biase