Confindustria. Gozzi lascia da febbraio. Lo vuole Orsini a Roma: "Un passo importante"

Arrivato a Prato nel 2005, è stato direttore dell’Unione Industriale. Ha promosso la nascita di Ctn, che dirige da quando è nata, 9 anni fa .

Le voci si rincorrevano da mesi e ieri è arrivata l’ufficializzazione: Marcello Gozzi, 64 anni, direttore di Confindustria Toscana Nord, lascia per andare a ricoprire l’incarico di direttore dell’area dell’organizzazione di Confindustria a Roma. Un riconoscimento per Gozzi, arrivato a Prato all’allora Unione Industriale Pratese il 26 febbraio 2005 per poi diventare operativo come direttore dal primo marzo. Venti anni di esperienza nel distretto tessile più grande d’Europa e protagonista della fusione di tre realtà produttive - Prato, Pistoia e Lucca - in un’unica grande associazione manifatturiera, Confindustria Toscana Nord: un’esperienza che oggi gli ha permesso di fare un salto importante verso la Capitale, per svolgere un compito nel tessere rapporti con il sistema confindustriale e rapporti di sistema territoriale di categorie.

Gozzi, la chiamata del presidente l’ha convinto a lasciare Prato dopo venti anni.

"Un passo importante che non ho fatto a cuor leggero. Il nuovo incarico mi porterà a stare sia nella sede all’Eur sia a girare molto. Rimango fino a fine gennaio, ho dato disponibilità ad assicurare un passaggio morbido".

Che cosa ricorda dei primi tempi a Prato?

"Gioli mi affiancò per due mesi prima di andare in pensione. Era il 2005 e la situazione del distretto non era bellissima, ma meno brutta di quello che veniva rappresentata. Poi ci fu la crisi profonda del 2009 per una dura contrazione dei mercati".

Che città trovò?

"Prato è sempre stata avanti rispetto alla sostenibilità: basti pensare all’impianto di depurazione Gida. Il problema di Prato, anche rispetto alle recenti vicende che hanno catapultato indietro di una decina di anni l’immagine del distretto, è la difficoltà di farsi conoscere e raccontarsi per quello che vale. Qui ci sono vere eccellenze".

Lei è stato protagonista e fautore della creazione di Ctn.

"L’associazione, nata 9 anni fa il primo gennaio 2016, è oggi un’associazione solida. Ho fortemento voluto la fusione di Prato, Pistoia e Lucca, perché stavano cambiando i tempi e c’era necessità di mettere insieme associazioni omogenee che condividessero stessi valori, problemi ed esigenze. Abbiamo individuato tre aree omogenee: la fusione ha consentito di avere professionalità, competenze e ancora più servizi per le aziende. Elemento chiave è stato riuscire a mantenere equilibrio e garantire l’identità di ciascun territorio. Le sedi sono Prato, Pistoia, Lucca e Pietrasanta; la formazione è anche a Monsummano".

Effetti positivi di Ctn?

"Siamo la principale associazione manifatturiera della Toscana comprendente distretti rilevanti dal tessile, alla carta, alla nautica. Una voce che ha un peso più forte con i nuovi interlocutori come la Regione. Anche il rapporto con il Governo centrale è fondamentale".

Quali momenti trascorsi a Prato non dimenticherà?

"Mi stanno a cuore quei momenti in cui c’è stata una visione collettiva e comune anche con le istituzioni per il bene del distretto, come quando ci fu la manifestazione Prato non deve chiudere e durante il lockdown per il covid. Buoni anche i rapporti con i sindacati. Prato è capace di unirsi in sforzi comuni per ottenere più risultati".

Il distretto è cambiato con l’arrivo dei cinesi.

"Siamo stati i primi a fine anni ’90 a segnalare che un insediamento incontrollato avrebbe creato problemi: dopo una fase di contrasto è seguito un tentativo di inclusione andato a vuoto. Il distretto parallelo nuoce a quello sano, ma non nuoce a chi ha messo a frutto valori immobiliari e rendite di affitti".

Chi verrà dopo di lei?

"La scelta spetta alla presidenza. Ne abbiamo iniziato a parlare. La persona che verrà deve essere brava a gestire il consolidato, mantenere gli equilibri dei territori, elemento chiave per far sentire tutti gli imprenditori a casa loro".

Sara Bessi