
Il sottopasso di via Ciulli sotto sequestro
Prato, 11 settembre 2014 - Potrebbe essere ribattezzato “il sottopasso della morte”: fa vittime anche quando è chiuso. Si tratta del sottopasso di via Ciulli, tristemente noto per la tragedia delle tre donne cinesi annegate nell’ottobre del 2010, che sabato scorso ha mietuto un’altra vittima. Si tratta di Giuseppe Petrucci, 80 anni, morto sabato in seguito al grave incidente in cui è rimasto coinvolto lo scorso 24 agosto quando, in sella alla sua bicicletta, si è scontrato con un’altra bici. Le sue condizioni sono apparse subito disperate fino all’epilogo di sabato. Il conducente dell’altra bicicletta, invece, non si sarebbe fermato a prestare soccorso e sarebbe fuggito, secondo alcune testimonianze raccolte il giorno dell’incidente dalla polizia municipale.
Il problema, però, è un altro: quel famigerato sottopasso è ancora sotto sequestro preventivo da parte del tribunale e, quindi, nessuno neppure a piedi o in bicicletta, dovrebbe passare da lì. Dopo la morte del pensionato, si è mossa la Procura aprendo un fascicolo, i titolari sono i sostituti procuratori Antonio Sangeramano e Lorenzo Gestri, per “cooperazione in omicidio colposo”. Gli indagati sono Lorenzo Frasconi, dirigente del Comune — tra l’altro già a giudizio per la morte delle tre donne cinesi -, nel ruolo di custode del sottopasso e Marco Mascelli, funzionario di Asm. L’ipotesi è quella del mancato controllo: Frasconi avrebbe dovuto vigilare sul sottopasso facendo rispettare il divieto di entrata sia ad auto che a ciclisti o pedoni perché sotto sequestro. L’Asm, invece, era stata incaricata dal Comune, nel giugno scorso, di occuparsi della cartellonistica che indica il divieto di passaggio. Cartellonistica che, in effetti, è assente. Motivo per cui la Procura ha deciso di aprire un fascicolo con i due indagati per la morte dell’ottantenne.
Laura Natoli