
La manifestazione dei sindacati all’esterno del Centro Pecci
Prato, 14 settembre 2023 – L’incontro tanto atteso è durato una manciata di minuti. Appena venti. "Ritirate i licenziamenti?", alla risposta negativa i sindacalisti di Cgil e Uil hanno lasciato la sala. Del resto lo avevano detto fin da subito che la discussione sarebbe potuta proseguire soltanto nel momento in cui il cda del Pecci avesse ritirato i licenziamenti che dal 28 agosto hanno mandato a casa due dei diciotto dipendenti del museo. Così non è stato e quindi è tutto rimandato alla data del 21 settembre quando è in programma l’incontro convocato da Regione e Comune. Grande assente il presidente del cda Lorenzo Bini Smaghi. Né lui né un suo delegato si sono presentati ieri davanti ai sindacati.
Il can-can di questi giorni che a livello regionale ha sollevato un caso non è bastato a convincere Bini Smaghi: "Ci aspettavamo che almeno il presidente si presentasse o che mandasse un suo delegato invece niente di niente", spiega Alessio Bettini della Cgil. Davanti ai due sindacalisti nella sede della Fondazione Pecci ieri si sono seduti il direttore del Pecci, Stefano Collicelli Cagol, il segretario generale Emanuele Lepri e il consulente. Un incontro deludente che avuto l’unico effetto di agitare ancora più gli animi e convincere i sindacati a convocare una nuova assemblea del lavoratori per il giorno 19, mentre prosegue lo stato di agitazione dei lavoratori indetto la scorsa settimana dopo il sit in viale della Repubblica. Tutto è rimandato al 21 settembre quando al tavolo ci saranno anche i soci di maggioranza Comune e Regione.
Il ritiro dei licenziamenti infatti non è escluso, ma la decisione sarà rimessa ai soci pubblici. Così Collicelli Cagol ha fatto sapere. I vertici del Pecci, dunque lanciano la palla nel campo di gioco dei soci, lasciando la decisione al confronto del 21 settembre a cui saranno presenti anche Cgil e Uil: "A questo punto – affermano Alessio Bettini della Fp Cgil e Patrizia Pini della Fp Uil – chiediamo l’intervento risolutivo degli due enti pubblici soci del Pecci. Non siamo soddisfatti della risposta, chiediamo con forza l’intervento di Regione e Comune, chiarendo l’indirizzo di gestione alla Fondazione ed escludendo licenziamenti di lavoratori e lavoratrici". Resta tutto sospeso in attesa quindi del vertici regionale, non è quindi detta l’ultima parola anche se le premesse non sono delle più rosee: se davvero l’intenzione del cda fosse stata quella di ritirare i licenziamenti, poteva essere fatto conferendo il mandato al direttore. Sempre durante l’incontro è stato sottolineato "che i due licenziamenti sono individuali, quindi con un procedimento sindacale diverso, e non frutto di una rimodulazione strutturale".
La partita resta aperta mentre risuonano le parole del presidente della regione Eugenio Giani in consiglio regionale che ha definito i due licenziamenti "inaccettabili. Nei prossimi giorni - dice - avremo la nomina di tutti i membri del consiglio d’amministrazione del Pecci e ci coordineremo col presidente che sarà eletto e col sindaco di Prato, Matteo Biffoni, con la scelta del rappresentante della Regione che sarà scelto da una nomina fatta dal consiglio regionale. Col Pecci, così come per il teatro Comunale di Firenze, non dobbiamo mantenere una dimensione di nicchia, servono eventi ed iniziative di arte contemporanea di alto livello, quindi serve una politica che guidi e coordini un’arte contemporanea di ambito nazionale".
L’auspicio di tutti. Altra data da mettere in agenda è quella del 28 settembre quando in commissione controllo e garanzia è atteso il presidente Lorenzo Bini Smaghi chiamato a rendere conto dei licenziamenti e delle spese sostenute dalla Fondazione.