PIERO CECCATELLI
Cronaca

E' morto Franco Casaglieri, lutto per la città e il teatro

L'artista scomparso dopo una breve malattia. Era l'amico storico di Benigni e Carlo Monni. I funerali si terranno sabato 2 gennaio alle 10.30 in Duomo

Il funerale di Franco Casaglieri (foto Attalmi)

Prato, 31 dicembre 2015 - Franco Casaglieri, 63 anni, uomo di spettacolo a tutto tondo, è morto questa notte in seguito alla malattia che da mesi lo aveva colpito e che combatteva con forza e serenità. La salma è esposta alle cappelle del commiato della Misericordia. I funerali sabato mattina, 2 gennaio, alle 10.30 in Duomo celebrati da don Billi, alla presenza del vescovo emerito monsignor Gastone Simoni.

“Con la scomparsa di Franco Casaglieri Prato perde una voce importante del suo tessuto culturale diffuso. Una voce schietta, ironica e salace, come quella degli amici Roberto Benigni e Carlo Monni con cui aveva mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo, che non ha mai mancato di farsi sentire e di esprimere il suo amore per la città. Una voce che ci mancherà”. Con queste parole il sindaco Matteo Biffoni esprime, a nome suo e di tutta la giunta comunale, il cordoglio per la morte di Franco “Frank” Casaglieri.

Amico di Benigni e molto di più. Imbattersi in lui per strada o in un locale era sempre una festa e ha scelto la festa più chiassosa, pagana ed esagerata per andarsene. Troppo presto. Come il suo amico Carlo Monni che ci lasció un anno fa. Non si puó definire Franco Casaglieri perché era tante cose insieme: attore, autore, poeta, caratterista, uomo di cinema ma soprattutto improvvisatore soave e solenne nella vita.

Quando lo incontravi per strada e con quel tono di voce basso e un po' ferrigno ti regalava un'immagine, un'intuizione, un giudizio anche tagliente mai banale e soprattutto non cattivo su chi ci governa - dall'Onu a Roma a Prato, fino al condominio -: quello era il più autentico Franck. Di estrazione popolare, abbatteva ogni barriera sociale con l'arte, la cultura, l'ironia toscana. E pratese.

Era a suo agio e metteva a suo agio nelle case del popolo come nei salotti. Compagno di scuola, di giochi, di forche del bambino e poi del ragazzo Roberto Benigni, per un lungo periodo Casaglieri è stato eletto come il "Gemello diverso" di Robertaccio, l'amico che poteva svelarne la vita trascorsa, gli stati d'animo presenti e i futuri progetti. Lui ha risposto sempre con garbo e misura, senza eccedere, né tradire un'amicizia che non certo per sua intenzione si era rarefatta col tempo.

Franco Casaglieri è stato uomo di tessile e di spettacolo, i due mondi che Prato ha saputo coniugare meglio nella sua storia. Rappresentante "di pezze", il ruolo più "attoriale" della filiera, aveva trasformato l'ufficio di via Tintori in cenacolo dove s'incrociavano tutti e in atelier pieno di canovacci, appunti, fotografie. Il suo cuore e la sua testa erano altrove: all'arte, alle scene, all'improvvisazione. In una città che non ha negato occasioni o spazi a chi volesse cimentarsi col teatro ufficiale, lui ha frequentato soprattutto i margini. Dimostrando che teatro è dappertutto non solo in quelli ufficiali. Ed eccolo animare le periferie e i "paesi" che non ci sono quasi più perché la città li ha ingoiati, con le tenzoni in rima, le sfide, le performance che nascono in diretta, per intuito e ingegno e non per copione.

Insieme a Carlo Monni, a Paci, al Ceccherini che ha visto crescere e fatto crescere come un figlio, cercando di tenerlo a bada nell'euforia e di sostenerlo nelle cadute. Il suo cameo ne La vita è bella - regalo impagabile di Benigni - quando lui spegne il sigaro sulla vetrina del negozio dove sono sgraditi gli ebrei e i cani lo consegnano al grande cinema ufficiale. Il teatro - ufficiale e non - gli deve moltissimo, come la città intera che ha amato e da cui si è fatto amare sempre con la discrezione, la gentilezza di modi, il garbo che fuoriusciva da quel corpaccione baffuto che lo faceva assomigliare al Gatto di Pinocchio e che incuteva timore per un attimo.

Poi Franck si svelava nella sua dolcezza, affabilità, passione. Anche noi de La Nazione gli dobbiamo molto: ha scritto commenti e ricordi, fustigato i costumi e elogiato chi meritava; da cinque anni con una rubrica di pesca - un'altra delle sue passioni - ha fatto scoprire non solo i punti dove si prendono meglio le tinche ma ha denunciato scorci di degrado, invitato chi può e chi deve a curare meglio la città. Da un anno in qua deliziava i lettori con Facce da bar, galleria romanzata dei pratesi degli ultimi sessant'anni che ritraeva lasciando ogni puntata in sospeso. Come nelle Mille e una notte. Perché venisse voglia di leggere la prossima. Ora Casaglieri lascia in sospeso tutti noi, una città che gli dedica nel cuore il San Silvestro che sarà più triste è amaro. Ma da lassù Franck ci dirà di divertirci lo stesso, anche per lui.