Cameriera sfregiata a Prato, nessuno sconto per l’ex fidanzato. "Deve restare in cella"

Il Riesame rigetta la richiesta di attenuazione della misura cautelare avanzata dagli avvocati di Laurini e Schininà, il presunto intermediario fra il mandante e picchiatori. I legali: "Negati i verbali degli interrogatori"

Martina Mucci, cameriera di 29 anni, pestata a sangue il 21 febbraio scorso

Martina Mucci, cameriera di 29 anni, pestata a sangue il 21 febbraio scorso

Prato, 18 maggio 2023 – Niente da fare per Emiliano Laurini e Mattia Schininà. Il tribunale del Riesame di Firenze ha confermato la misura cautelare in carcere per i due, sospettati di essere rispettivamente il mandante e l’intermediario della violenta aggressione ai danni della cameriera di Prato, Martina Mucci, pestata a sangue nell’androne del palazzo dove abita alla Pietà il 21 febbraio scorso.

Il Riesame ha rigettato la richiesta di attenuazione della misura cautelare in carcere avanzata dai legali degli indagati, Edoardo Burelli per Laurini (ex fidanzato ed ex collega di lavoro della vittima) e Michele Savarese per Schininà. I due devono rispondere in concorso fra di loro dei pesanti reati di sfregio permanente al volto, lesioni aggravate e rapina aggravata.

Resta in carcere anche Kevin Mingoia, esecutore materiale della brutale aggressione insieme a un sedicenne che al momento è solo denunciato a piede libero, in quanto i suoi legali, Antonio Bertei e Alessandra Mattei, hanno deciso per il momento di non chiedere l’attenuazione della misura in attesa degli sviluppi delle indagini.

L’avvocato Savarese ha già annunciato che farà ricorso in Cassazione per quanto riguarda la parte cautelare. "Abbiamo presentato il Riesame senza avere potuto accedere ai verbali degli interrogatori di garanzia – spiega l’avvocato di Ragusa – e senza avere le trascrizioni delle prime dichiarazioni del mio assistito rese quando fu arrestato e sentito in Questura. I verbali degli interrogatori ci sono stati passati pochi minuti prima dell’udienza al Riesame".

Dello stesso tenore, il commento del difensore di Laurini. "Prendiamo atto delle decisioni del collegio – ha detto l’avvocato Burelli – e avremo modo, nel corso delle indagini, di fornire ulteriori chiarimenti. C’è rammarico per non aver potuto visionare tutto il materiale probatorio prima dell’udienza al Riesame, in quanto gli interrogatori di garanzia sono stati resi disponibili a pochi minuti dalla celebrazione dell’udienza".

La questione si è fatta piuttosto intricata dopo gli interrogatori di garanzia ai tre indagati, rinchiusi nel carcere della Dogaia su disposizione del gip Francesca Scarlatti, dal 24 aprile scorso. Laurini, Mingoia e Schininà hanno fornito dichiarazioni contrastanti e diverse su cui la Procura (il fascicolo è affidato al pm Valentina Cosci) intende fare chiarezza. A partire dal presunto coinvolgimento di una quinta persona che avrebbe preso parte alla fase precedente e preparatoria del delitto. Appare piuttosto chiaro, comunque, che Laurini abbia ordinato il pestaggio contro l’ex fidanzata forse per gelosia o forse perché si voleva vendicare del fatto di essere stato allontanato dal pub dove entrambi lavoravano a causa delle tensioni e dei frequenti litigi fra i due.